Reclama ai carabinieri l’auto abbandonata dopo aver tentato un furto
Un’organizzaione malavitosa alle spalle del giovane slavo fermato per ricettazione
La dea bendata, o forse l’incoscienza di un giovane slavo, uniti alla perizia investigativa dei carabinieri ha permesso di interrompere, forse solo per un istante, la catena di microcriminalità che perseguita la città. Tutto è iniziato la scorsa settimana, nella periferia cittadina, con un tentativo solo abbozzato di furto. Due giovani malintenzionati sono stati messi in fuga da alcuni passanti che avevano notato movimenti sospetti. Prima ancora di poter soltanto tentare il furto, forse in un appartamento, i due giovani, spaventati, si sono dati alla fuga, abbandonando anche la loro auto – una Fiat Tipo. L’auto era intestata ad un prestanome, come hanno rilevato i controlli dei carabinieri, subito accorsi, che rintracciavano anche, all’interno della vettura, un certificato internazionale e una patente, di origine slava, falsi. Tutto poteva terminare qui. Ma l’incoscienza o la spudoratezza dei ladri sono giunti al punto di presentarsi nella caserma dei carabinieri per reclamare l’auto abbandonata, sicuri di poterla farla franca. Ovviamente, le forze dell’ordine non si sono lasciate trarre in inganno. Astutamente, sono riusciti ad individuare le contraddizioni dello slavo che pensava di potersela cavare, impunemente. Non solo, proprio dietro la piazza dove ha sede la caserma dei carabinieri, un’altra vettura era ferma in sosta, ad attendere il complice che doveva badare a recuperare la Fiat Tipo, e all’interno il giovane slavo, di cui le forze dell’ordine avevano ritrovato i documenti, risultati falsi, e una donna cinquantenne. Ed ecco emergere anche che il giovane slavo senza nome, o meglio dai mille nomi, che possedeva due carte d’indentià e due patenti false, era già pregiudicato per furti e con un’espulsione dal Paese decretata dal Prefetto di Milano, mentre la straniera figura come prestanome per 156 persone. Tutto questo, ovviamente, è solo l’iceberg. O meglio le pedine di organizzazioni criminali, che s’insediano nelle metropoli, dove hanno buone probabilità di passare inosservati, per reclutare sbandati – tossici o etilisti – da usare come prestanomi per attività illegali. Ed è ciò che probabilmente è accaduto al trentenne slavo, tossicodipendente, e alla bionda straniera, con una passione per l’alcol. L’indagine dei carabinieri di Busto si ferma, però, qui. Tutto il resto sarà materiale per le forze dell’ordine del capoluogo lombardo, che da qualche tempo stanno seguendo le piste di queste nuove organizzazioni malavitose, mentre lo slavo senza ancora un nome certo resta a disposizione dell’autorità giudiziaria. |
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