Pochi agenti, troppi detenuti. Una situazione insostenibile
Carenza di personale, carenze strutturali, sovraffollamento. La situazione della casa circondariale cittadina è al limite. Se ne è discusso nel dibattito pubblico organizzato da Cgil, Cisl, Uil, Sapp e Osapp
Presso la sala convegni del Museo del Tessile si è tenuto un dibattito pubblico sulla situazione della Casa circondariale di Busto Arsizio. Tre le questioni scottanti poste sul tavolo dei relatori: il sovraffollamento, l’impatto di Malpensa 2000, il servizio di traduzioni e piantonamenti. A illustrare la situazione c’erano i diretti interessati, gli agenti di polizia penitenziaria, rappresentati dal coordinatore regionale Uil-Penitenziari Angelo Urso e da Carlo Serrau, delegato Cisl della Casa circondariale di Busto. I numeri e le cifre riguardanti la struttura di Busto sono a dir poco allarmanti, di contro colpisce positivamente il tono pacato e l’atteggiamento estremamente razionale che gli agenti di polizia penitenziaria hanno mantenuto sinora e confermato anche in questo convegno. Il carcere di Busto Arsizio ha una capienza massima di 286 posti, già raddoppiata rispetto alla sua portata originaria che era di 143. Attualmente la capienza è triplicata, vi sono detenute infatti 420 persone, con punte di 440, senza che siano intervenute variazioni nella struttura. Tre detenuti per cella, quindi, e nei momenti di maggior presenza qualcuno dorme fuori, dalle celle naturalmente. A fronte di questa enorme densità di popolazione, gli agenti di polizia penitenziaria sono solo 202, mentre, come peraltro riporta una relazione del Ministero di Grazia e Giustizia, ne servirebbero almeno 320. Una carenza di oltre cento unità. Come se non bastasse, da tre anni a questa parte, il servizio di traduzione e piantonamento dei detenuti, una volta esplicato dai carabinieri, è passato in carico alla polizia penitenziaria. Questo significa che dai 220 agenti previsti per il carcere di Busto Arsizio vanno scorporati i 28 agenti che si occupano di questo specifico servizio. Per i 140 detenuti definitivi, la cui condanna è passata in giudicato, ci sono due educatori. Tutto cio’ si traduce in carichi di lavoro insostenibili, straordinari su straordinari per gli agenti e una situazione giunta al limite di sopportazione, anche perché la mancanza di serenità va a riflettersi sul rapporto tra controllati e controllori. «E’ una situazione limite, i numeri parlano da soli – dice Carlo Serrau, delegato Cisl della Casa circondariale di Busto -. I problemi dei detenuti sembrano sempre molto grandi, ma in realtà sono spesso piccoli, cio’ che li rende enormi è l’incomprensione. Con l’apertura di Malpensa2000 molti detenuti sono extracomunitari e stranieri, e il fatto che non parlino italiano rende tutto più difficile. Anche fare una semplice telefonata o una piccola richiesta diventano problemi grossi perché non c’è comunicazione. Bisognerebbe formare il personale all’uso della lingua inglese. La presenza di detenuti stranieri richiederebbe anche la figura del mediatore culturale, un filtro importante, figura che nel nostro carcere non esiste». Gli agenti sono coscienti della situazione e soprattutto del pericolo degenerativo. «La nostra funzione non puo’ essere solo quella di sorvegliare e punire – dice un loro rappresentante- questa situazione strutturale però non lascia spazio a nessuna altra funzione se non a quella repressiva, perché troppo pericolosa; la stanchezza e la tensione viene avvertita dai detenuti, che ci osservano e capiscono la nostra situazione di debolezza. Il rapporto guardie e carcerati è talmente sbilanciato che il singolo agente non puo’ farsi carico di tutte le esigenze dei detenuti che è chiamato a sorvegliare». |
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