Una bufera estiva su Palazzo Gilardoni
La scelta di Gianfranco Tosi di acquistare il calzaturificio Borri non sarebbe stata gradita dalla maggioranza e anche dalla base leghista. Per il borgomastro si prevedono tempi duri
Fumata bianca, fumata nera. Palazzo Gilardoni sta vivendo un conclave estivo non ufficializzato. Soggetto della successione involontaria, secondo voci insistenti di corridoio, il borgomastro Gianfranco Tosi, che, con l’acquisto dell’ex calzaturificio Borri per la cifra di 8 miliardi e mezzo, avrebbe anche creato una spaccatura all’interno della sua maggioranza, ovvero la base del movimento leghista. Frizioni ci sarebbero anche con i neo alleati del Polo e in particolare con il gruppo consiliare di Forza Italia, con il quale non c’è mai stato un buon feeling.
Dell’ex calzaturificio Borri se ne era già parlato a marzo in consiglio comunale, e alcune ipotesi alternative, come quella di adibirlo a struttura alberghiera su iniziativa di un gruppo privato, erano emerse e subito scartate. La scelta di Tosi di acquistare l’immobile, per destinarlo ai futuri uffici comunali, sembrerebbe aver acuito una crisi politica interna. Il condizionale è d’obbligo perché nulla trapela e nulla sembrerebbe scuotere dalla canicola estiva Palazzo Gilardoni, se non insistenti voci di corridoio. Se ne riparlerà a settembre, ma la resa dei conti potrebbe avvenire prima con una mozione di sfiducia, che spalancherebbe le porte ad una successione anticipata.
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