Li bloccano sparando alle ruote: quattro gli arrestati

Banda di spacciatori finisce in manette. Un quinto uomo riesce a fuggire nei boschi

Prima li hanno pedinati, poi bloccati all’altezza di un distributore sparando alle ruote della vettura che tentava di sfondare il blocco e infine arrestati. Con questa operazione che ha toccato livelli di concitazione altissimi e seminato il panico sull’autostrada 336 nelle vicinanze di Malpensa, i carabinieri del comando di Gallarate hanno inferto un altro colpo al mercato del traffico di cocaina ed eroina.  Il bilancio dell’operazione è stato l’arresto di quattro uomini, uno di origine italiana e tre nordafricani e il sequestro di quasi cinque milioni di lire, di gioielli, oggetti preziosi e materiale per il confezionamento. Dunque della droga venduta durante la giornata il ricavato e, quattro spacciatori in manette. Il quinto uomo, anch’esso di origine nordafricana e considerato l’elemento di spicco della banda, è riuscito a dileguarsi nei boschi, dopo una fuga disperata. È successo ieri, poco prima delle venti, sull’autostrada 336, all’altezza del distributore Agip di Cardano al Campo.

Ma l’intera operazione parte dai boschi posti fra Vizzola Ticino, Casorate e Arsago Seprio. Una zona da qualche tempo sotto la sorveglianza dei carabinieri di Gallarate. Qui un’auto civetta sta svolgendo un  appostamento, quando dai boschi vede allontanarsi un’auto sospetta, una Y 10 di colore blu con a bordo due nordafricani.  La macchina si allontana e si immette sulla 336 verso Busto Arsizio. Inizia il pedinamento, che finirà con il fuori programma all’area di servizio. Prima che i carabinieri riescano a bloccarli per un controllo, i due spacciatori entrano nel distributore. E questo è il luogo convenuto con gli altri appartenenti della banda per continuare gli affari della giornata. Affiancano infatti una Opel Vectra, guidata dall’italiano, e con a bordo gli altri due nordafricani. I tre scendono dall’auto e salgono sulla Y 10.  Si trovano però di fronte alla pattuglia dei carabinieri che intima lo stop. Nessuna esitazione del conducente della Lancia, che preme sull’acceleratore e tenta di sfondare il blocco. Evitato in extremis l’investimento, ecco la pronta reazione del tenente che guida la pattuglia. Con alcuni colpi di pistola, sparati all’altezza dei pneumatici, riesce a bloccare la vettura. 

Ma il "capo" non si ferma davanti a niente, scende dalla macchina, salta il guard rail e in una fuga eccezionale, che semina il panico sull’autostrada, a quell’ora molto trafficata, riesce a raggiungere il bosco dall’altra parte delle corsie. A rimanere bloccati nell’area di servizio i gregari della banda. Mohammed Mizarga di ventuno anni, Said Chabil  e Tarik Chabil entrambe di ventiquattro anni, tutti senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno e l’italiano, Saverio Donancricchia, quarantacinque anni, pluripregiudicato di origine palermitana, abitante nel milanese, a Magnago. Bloccati nel vero senso della parola. Per tentare di raggiungere il fuggitivo, gli uomini dell’arma hanno ammanettato i quattro al guard rail. Inutile. Anche l’arrivo dei rinforzi. 

L’uomo, sulla cui identità esistono dei sospetti,  è riuscito a dileguarsi nel bosco e a sottrarsi anche alle ricerche notturne della polizia. Per gli altri sono scattate le manette con diverse ipotesi di reato che vanno dal concorso per detenzione a finalità di spaccio di sostanze di stupefacenti, ricettazione di refurtiva e resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Sull’auto i carabinieri hanno infatti trovato quattromilioni e mezzo in banconote da cinquantamila, un vero bottino di anelli, collane e orologi tutto rigorosamente in oro e materiale utilizzato per il confezionamento della droga. Nell’incasso della giornata anche franchi svizzeri, dollari e marchi, forse il frutto di scippi nella vicina Malpensa. 

"Una vera corte dei miracoli" l’ha definita il comandante Donnarumma. Secondo le indagini dei Carabineri infatti, il bottino in soldi sequestrato, rappresenta solo un quarto di quanto queste bande riescono a ricavare in un giorno nei loro mercati ambulanti. Non è più la stazione il luogo dello spaccio, ma luoghi che cambiano periodicamente e che richiedono dunque un intenso lavoro di indagini e appostamenti. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Settembre 2001
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