“Fiera di Malpensa”: Gallarate resta al palo

Scaduto il termine per l'accordo tra gli enti locali, la Camera di commercio procede per la costituzione della società di gestione del centro fieristico

La Camera di commercio tira dritto e non cede alle pressioni politiche. E così Gallarate resterà fuori dal Consiglio di amministrazione della nuova società di gestione del centro fiere di Busto Arsizio. La Giunta camerale aveva dato alcuni giorni di tempo per trovare un accordo tra Comune di Busto, Gallarate e la Provincia. Accordo che era reso possibile dalla disponibilità dell’Ente camerale di elevare da subito a nove i consiglieri del Cda della nuova società. L’operazione era stata resa "necessaria" per verificare l’effettiva disponibilità delle amministrazioni, ma evidentemente questa resta solo dichiarata e non agita. Busto Arsizio da sempre ha risposto al progetto e se ne è fatta carico per una piccola parte, ma che resta di gran lunga superiore agli altri partner locali ad eccezione della Camera di commercio. Questo ha di fatto creato un irrigidimento da parte dell’amministrazione che, oltre tutto, ha un contratto ben chiaro con l’Ente camerale. 
Gallarate, in avvio di progetto alla finestra, ha cambiato posizione con la Giunta Mucci, ma il suo pur restando un impegno significativo (seicento milioni), non è raffrontabile con quello della vicina amministrazione del sindaco Tosi. E così a forza di rimpalli la Giunta della Camera di commercio, con il parere favorevole delle associazioni di categoria, decise all’unanimità di lasciare fuori Gallarate assegnando cinque consiglieri all’Ente camerale, uno a Busto e uno alla Provincia. Il Sindaco Mucci insorse e si avviò un tentativo di risoluzione del conflitto attraverso varie opzioni che però ribadissero l’effettivo peso delle parti. 
Ora il tempo è scaduto e lunedì la Giunta camerale dovrà definire lo Statuto e altre incombenze della nuova società.  Un episodio questo che fa capire quanta difficoltà abbia l’Ente camerale a garantirsi l’indipendenza e l’autonomia dalle lobby politiche. Da piazza Monte Grappa si afferma che stanno facendo solo il loro dovere. Certo che è così, ma abituati a vedere vincente lo schema che premia l’arroganza politica, magari nemmeno di tutto un partito, ma solo di parti di questo, ora fa specie vedere che qualcuno non si scompone di fronte alle grida. Sarebbe ingenuo credere che sono finiti i tempi delle facili commesse e dei favori, ma per una volta non vince chi crede di esser più forte o chi è abituato ai "lei non sa chi sono io".

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Pubblicato il 13 Ottobre 2001
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