Approvato il piano socio sanitario

Finisce la maratona in consiglio regionale. Soddisfatto il centrodestra. L'opposizione: un piano ideologico che avvantaggia il privato

Il Consiglio regionale ha approvato oggi con 45 voti favorevoli, 21 contrari e 3 astensioni il piano sociosanitario 2002-2002, uno strumento di programmazione che si pone come obiettivi la libertà di scelta del cittadino e l’equiparazione pubblico-privato nell’erogazione dei servizi. 

I principali aspetti del Piano riguardano la riorganizzazione della rete ospedaliera, per la quale vengono previsti ospedali ad alta tecnologia, la riconversione di piccoli ospedali in centri intermedi e potenziare il Day Hospital e il Day Surgery così come la possibilità di ricevere cure ospedaliere a casa. Alcune Aziende ospedaliere potranno costituirsi in via sperimentale in Fondazione, ciò per consentire, mantenendo il carattere pubblico, una maggiore flessibilità gestionale e una migliore efficacia nel soddisfacimento delle esigenze. Viene chiarito il ruolo basilare del medico di famiglia nella prevenzione; viene rafforzata la possibilità di curare a casa anziani e disabili, sostenendo la famiglia anche attraverso il buono socio sanitario e il voucher. 

I lavori in consiglio sono durati due mesi e mezzo, ostacolati da una durissima battaglia delle opposizioni, che hanno mobilitato associazioni no-profit, cittadini e sindacati per denunciare l’eccessiva inclinazione al mercato e ai privati che il nuovo piano introdurrebbe nella sanità lombarda. «Questo modello di sanità che voi ci proponete  – ha dichiarato in aula il capogruppo dei Ds Pierangelo Ferrari – è già fallito, non funziona più, ed è figlio di quel modello americano che ha privato 44 milioni di persone di copertura sanitaria». Polemiche anche sulle correzioni in corso d’opera che la maggioranza aveva dichiarato di voler accettare. Per il leghista Stefano Galli le istanze delle opposizioni sono state ascoltate, con l’approvazione di alcuni emendamenti. «Tutte questioni marginali che non scalfiscono la sostanza del piano – è invece l’opinione di Giovanni Martina, consigliere varesino di Rifondazione comunista -, vi siete assunti la grave responsabilità di smantellare lo stato sociale lombardo» è la dura accusa che ha rivolto la maggioranza. Per Martina il piano rimane ideologico e tutto incentrato sulla privatizzazione dei servizi, l’introduzione del profitto nelle gestioni delle aziende sanitarie, come nel caso delle fondazioni, e con la diminuzione delle funzioni delle Asl, dove medicina specialistica e consultori familiari, per citare due esempi, vengono appaltati all’esterno. Cgil-Cisl-Uil e più circa 130 associazioni No-Profit lombarde avevano fortemente contestato il piano sanitario, con presidi all’esterno del Pirellone, raccolta firme e incontri pubblici. In cui, tra l’altro, veniva denunciato uno svuotamento dei servizi socio-educativi.
Di tutt’altra opinione la maggioranza, che ha fortemente sostenuto il documento. «Il piano socio sanitario – ha concluso il presidente della Regione Roberto Formigoni – coniuga equità e efficienza ed è un passo avanti in direzione di quella stella polare che ci guida e che consiste nel servizio ai cittadini».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Marzo 2002
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