Il doping viaggia sul web

Dal ciclismo all'ippica il doping è sempre più protagonista negativo dello sport. Un docente di Farmacologia dell'università dell'Insubria risponde ad alcune domande sull'argomento

Clenbuterolo, bentelan, dhea tutte sostanze indicate come dopanti e che sarebbero utilizzate, non solo nelle performance sportive degli uomini, ma anche nelle corse dei cavalli. La recente inchiesta sul doping nel galoppo italiano ha riproposto alcune domande che già gli esperti si erano posti nella bagarre che ha coinvolto il Giro d’Italia. Esiste un mercato sommerso? e quanto è sommerso? Sono sostanze costose o accessibili a chiunque?  Perché è così difficile individuare le sostanze nelle analisi antidoping, al punto da dover ricorrere sempre ad azioni di sequestro preventivo, con i soliti strascichi polemici che ne derivano. Alcune di queste domande le abbiamo poste  al professor Marco Cosentino, docente di Farmacologia all’Università dell’Insubria.

Professore perché è così difficile individuare alcune sostanze, come quelle che ho citato, nei controlli antidoping?
«Sono sostanze che vengono metabolizzate velocemente dall’organismo. Pertanto le analisi devono essere fatte nelle dieci ore successive o entro una giornata, comunque non deve passare troppo tempo. Ma il vero punto è un altro, cioè sapere cosa si cerca quando si fanno le analisi. Se si utilizza il metodo analitico, bisogna sapere quale molecola cercare. Il doping e l’antidoping corrono sempre la stessa corsa, staccati al massimo di un’incollatura».

Quindi puo’ accadere che il controllo dia risultato negativo perché si cerca nella direzione sbagliata?
«Si potrebbe usare un’immagine molto semplice, come quella di un frigorifero pieno di pietanze. Se lo apro e so che sto cercando delle uova, è altamente probabile, se ci sono, che la mia azione abbia un esito positivo».

Nel doping si parla quasi sempre di mercato sommerso, di difficile accesso, di sostanze che provengono dal mercato estero. È veramente così?
«Non saprei. In questo caso le notizie le apprendiamo dalla stampa. Però c’è un indicatore abbastanza attendibile che è Internet. È sufficiente andare su qualsiasi motore di ricerca e digitare il nome della sostanza e comparirà una lista di siti dove è possibile comprare, specialmente siti d’Oltreoceano. Quindi non è poi così sommerso e non mi sembra che ci siano difficoltà di reperimento».

E sul prezzo?
«Alcune sostanze che lei ha citato come il bentelan, che è un antinfiammatorio, o il clenbuterolo, che viene usato per curare malattie dell’apparato respiratorio, che non viene però utilizzato nel doping umano, hanno un prezzo modesto. Gli steroidi anabolizzanti forse sono più costosi. A questa domanda potrebbe rispondere meglio chi commercializza i farmaci». 

Qual è la sua percezione del fenomeno, la gente si rende conto dei pericoli di certe sostanze e dei loro danni?
«Questa risposta non rientra nelle mie competenze di specialista. Posso limitarmi a fare considerazioni come semplice cittadino, per quello che sento e vedo. Secondo me in determinati ambienti c’è una specie di crescendo. Si parte da rimedi soft, come gli aminoacidi ramificati, che troviamo nei negozi e nei supermercati, per arrivare, in una sorta di escalation, a rimedi più complessi e pericolosi per la salute. Penso che esista un sommerso notevole a livello dilettantistico e non solo nella pesistica o nel body building, ma in tanti altri sport. E’ anche un discorso culturale, perché le pressioni e le sollecitazioni per mettersi in una determinata lunghezza d’onda sono tante»


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Pubblicato il 12 Giugno 2002
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