Due casi di meningite a Varese. L’Asl: allarmismo fuori luogo

Un ragazzino di undici anni e un bimbo di 22 mesi colpiti dal pericoloso batterio. Entrambi sono fuori pericolo. Le raccomandazioni del pediatra

Due casi di meningite in provincia in quattro giorni. Giovedì scorso a Busto Arsizio è stato ricoverato un ragazzino di prima media residente a Somma Lombardo. I medici non hanno lasciato dubbi: si tratta di meningite.
Il panico si è subito diffuso soprattutto tra i compagni di scuola della media Leonardo da Vinci di Somma. Sabato c’è stato, dunque, un consulto: presenti le autorità cittadine, gli operatori dell’Asl e i dirigenti scolastici. Una riunione che è servita soprattutto a far rientrare l’allarme. Il batterio che ha colpito il ragazzino non è virulento, pare si tratti di pneumococco. Per tranquillizzare la popolazione, comunque, a tutti i compagni di classe e ai famigliari è stato dato un antibiotico. Le condizioni del ragazzino sono attualmente buone e la paura è passata. 
Ieri il secondo caso a Varese. Ad allertare la Asl è stata la guardia medica pediatrica. Un bimbo di 22 mesi residente a Cugliate è stato ricoverato al reparto di rianimazione dell’ospedale Del Ponte. Questa mattina le condizioni sono migliorate e il piccolo è stato spostato in reparto. Anche in questo caso, pare si sia trattato fortunatamente di un microrganismo non virulento. Famigliari e persone che si trovavano in sala d’aspetto al Del Ponte sono già state sottoposte a profilassi.


Terminata l’emergenza, rimane, comunque, la preoccupazione per il ripetersi di questi episodi che vanno a sommarsi al caso di Busto di inizio dicembre, ma soprattutto ai sei bambini del magentino con l’ultimo ricovero avvenuto la notte di Natale. In tutti i casi si tratta di minori. Il responsabile del Servizio Sanità Pubblica dell’Asl il dottor Vincenzo Renna invita, però, a non drammatizzare: «In base alle statistiche siamo perfettamente nella media annuale. Nell’ultimo mese nel distretto di Varese sono stati registrati tre casi».
Ma, visto che le cure tempestive sono determinanti, quali sono i campanelli d’allarme?
«Indubbiamente lo stato febbrile anche se non è un sintomo sufficiente – spiega il dottor Antonio Trialico, referente della Direzione dell’ospedale Del Ponte – quando la temperatura supera i 40 gradi e si associano vomito, nausea, rigidità nucale e, nei bambini più grandi, uno stato confusionale, allora è bene rivolgersi alle strutture d’urgenza. Comunque, visti i casi avvenuti nella nostra regione, sarebbe bene rivolgersi al pediatra di riferimento ogni qualvolta ci sia uno stato febbrile».


Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Dicembre 2002
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