«Rifiuti, bisogna far rispettare le scelte già fatte»

Incontro con l'assessore provinciale all'ambiente Francesco Pintus

Dottor Pintus lei è stato un magistrato esemplare per cultura giuridica ed equilibrio, le sono sempre stati a cuore il rispetto delle regole nei confronti dell’imputato e la tutela del cittadino. Questo equilibrio è possibile in una amministrazione pubblica  di diverso stampo, dove la politica, arte del possibile, dovendo affrontare  problemi delicati propone soluzioni alternative o contrapposte?
Le confesso che in un anno non mi è mai capitato di pormi questo problema. Se mi si dovesse porre, ed è verosimile che questo possa anche accadere, penso che troverei la soluzione privilegiando il rispetto delle regole, che è garanzia di eguaglianza di trattamento dei cittadini davanti all’amministrazione come prima era per me dinanzi alla legge.

Accettando di essere assessore all’ambiente, lei ha  implicitamente accolto la linea della Provincia in materia di rifiuti, discariche, termodistruzione o  ha fatto oggetto  queste complesse problematiche di studi e approfondimenti traendone le debite conclusioni?
Quella che lei chiama “linea della Provincia” in materia di rifiuti etc. non ha formato oggetto di trattativa nel momento in cui mi è stata data l’occasione di operare a beneficio del  Varesotto che mi ospita ormai da quarantadue anni.
Vado ripetendo che ho accettato l’offerta del presidente Reguzzoni con lo stesso spirito con il quale ho fatto il servizio militare. Le scelte sulla delicata materia della tutela del territorio erano state già fatte ed ho implicitamente accettato di rispettarle. Questo non toglie che io mi sia fatto delle mie idee, la cui realizzazione passa però attraverso il consenso della maggioranza, la cui volontà sono deciso di rispettare  anche perché analogo rispetto è stato assicurato alla mia posizione di indipendenza.

Quali sono i punti forti di chi si fronteggia sulla questione del termodistruttore? Cominciamo  dagli ambientalisti. In che cosa sono convincenti e dove invece  potrebbero finire la validità e la praticabilità delle loro teorie?
Gli ambientalisti, come del resto la maggioranza delle persone con le quali ho parlato di questo argomento non hanno obiezioni di principio sulla termodistruzione o meglio termovalorizzazione  dei rifiuti. Le obiezioni nascono e si moltiplicano, grazie all’intervento di chi alimenta la protesta e ne cavalca la tigre, solo in relazione alla dislocazione dell’impianto. E’ allora che comincia il terrorismo e si parla di esalazioni velenose e di danni all’ambiente. Pensi che a Montecarlo il termodistruttore è situato nel centro della capitale del principato monegasco, dove non mi consta che per la sua presenza si siano verificati casi di avvelenamento da diossina…

Per che cosa possono farsi forti i sostenitori della termodistruzione e  dove sta il lato debole del loro programma d’azione?
Il lato debole del programma risiede tutto nella scelta del sito. Alla gente non piace l’idea di avere a breve distanza dalla propria casa  un luogo dove si brucia l’immondizia del vicino. Il problema è drammaticamente tutto qui. Gorla Minore ed in generale il Basso varesotto non vogliono i rifiuti della provincia e non posso dar loro torto, posto che sono oltre dieci anni che vivono tra le esalazioni dei rifiuti, Borsano non vuole bruciare i rifiuti di Varese. Di qui, di rifiuto in rifiuto, e mi si perdoni il gioco di parole, se non si trova una soluzione si rischia di finire come la Campania.

E’ possibile trovare un punto di incontro  che  possa offrire alla comunità del Varesotto uno sbocco duraturo, accettabile, di un problema che sembra ormai richiedere soluzioni urgenti se non indilazionabili?
Lo Stato, la Regione, la Provincia  proprio in questo periodo risarciscono i Comuni danneggiati dalla presenza di discariche attraverso stanziamenti che si traducono in opere pubbliche come rimboschimenti e  altro. Ma i cittadini ritengono che il danno da loro subito continui a restare grave. A mio parere si tratta di un problema culturale che, per come è stato impostato, non ha soluzione.

Anche nel Varesotto c’è la sindrome chiamata dai nordamericani NIMBY, Not in My Back Yard – non nel mio giardino – cioè disponibilità a risolvere il problema della eliminazione dei rifiuti a patto però che avvenga lontano.. “dal mio giardino”.
Mi ricollego a quello che dicevo prima: le soluzioni del problema dello smaltimento dei rifiuti non sono molte: o i rifiuti li si deposita in discarica e li si lascia lì o li si distrugge con il fuoco o si lascia che altri facciano le operazioni che sul posto sono ritenute sgradite. La prima soluzione è impraticabile per legge,  la seconda  è legata alla volontà degli amministratori ed il suo eventuale rigetto è fondato solo sulla sindrome NIMBY cui lei faceva riferimento. Resta la terza soluzione che è quella “dei ricchi”. I rifiuti possono essere lavorati, trasformati e spediti fuori provincia. Ma si ha idea del costo che dovrà essere affrontato dai cittadini? E ne sono consapevoli i cittadini? Il raddoppio delle tariffe attuali è prospettiva ancora ottimistica.

Ci può fare il punto della situazione odierna e delle prospettive?
Ritengo di averlo già fatto con la precedente risposta. Tra breve si passerà dalla tassazione alla tariffazione e si finirà per pagare in relazione alla quantità di rifiuti prodotti da ciascuno. Il ricorso alla soluzione “dei ricchi” potrà, nel momento in cui si presenterà il conto, apparire meno agevole di quanto si pensi.

A Reggio Emilia  divergenze nella maggioranza  progressista, sindaci “terrorizzati” o comunque prudenti e un “popolo verde” più incisivo non hanno fermato l’azione di una classe politica  che è riuscita a  sostenere necessità  e utilità di termodistruttori a elevato profilo ecologico, praticamente senza rischi. I reggiani sono alla scelta finale tra alcune sedi, in comuni diversi, dell’impianto. Da noi si è discusso a sufficienza e c’é stata la giusta comunicazione alle popolazioni?
Quel che accade in Emilia mi consola, ma non mi tranquillizza. Quello che ho detto qui grazie alle sue domande può essere un utile inizio di discussione.

La Provincia, per le leggi vigenti, per le sue competenze, per gli impegni che la maggioranza ha assunto nei confronti dell’elettorato che l’ ha espressa, non può imporre dall’alto ciò che dal basso non è condiviso. Servono allora una riflessione corale ed una preventiva azione risarcitoria verso chi accetti di portare il “cilicio” che altri hanno portato per decenni. Ovviamente con la garanzia che si farà ricorso a ogni tecnologia per ridurre al minimo il disagio e con l’assicurazione che il sacrificio sarà temporaneo. Una soluzione duratura non può infatti prescindere dalla prospettiva di distribuire sul territorio i sacrifici. I rifiuti sono di tutti, non è vero?

Che bilancio fa della sua attività di assessore? Avverte, aldilà delle questioni delle quali lei si occupa, una maggiore attenzione della gente al ruolo dinamico che da tre legislature la Provincia ha assunto?
Un anno è troppo poco  per tracciare bilanci. La sensazione è che il ruolo della Provincia si sia notevolmente dilatato  anche grazie al sempre crescente numero di deleghe operative della Regione. Più aumenta il campo di azione, più crescono l’importanza e l’incidenza della Provincia. Il settore della tutela ambientale è un esempio  e la gente se n’è accorta.

Lei è stato grande magistrato di  Cassazione dove è approdato in giovane età e superando difficili esami. Il vecchio cronista proprio non riesce a vedere Francesco Pintus uomo di parte: rassicurato pure dal fatto che egli mantenga  autonomia di giudizio anche  in una giunta leghista, gli chiede che cosa “casserebbe” oggi nel pianeta della politica al fine di ridare fiducia e serenità ai tanti cittadini che dalla Seconda Repubblica si aspettavano molto.
Il giudizio che esprimo sugli ultimi dieci anni, tanti ne ha la così detta Seconda Repubblica, è abbastanza severo. Che cosa casserei nel pianeta della politica? La tendenza alla fuga dalle responsabilità. Il principio “Chi sbaglia, paga” è dimenticato e va a finire spesso che a pagare sia chi non ha sbagliato, mentre chi ha sbagliato sembra conservi il diritto a perseverare.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Giugno 2003
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