I lavoratori della Lazzaroni non ne possono più
Assemblea nella storica fabbrica. Secondo la Rsu le recenti decisioni dell'azienda sono ingiustificabili
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Sembrava tutto risolto per le dipendenti della Lazzaroni, ma non è così. Le lavoratrici dello stabilimento, per cui è stata richiesta la cassa integrazione straordinaria e alle quali è stato promesso dalla Provincia di Varese il ricollocamento in altre aziende del varesotto, si sono riunite nei giorni scorsi per discutere della situazione. «L’assemblea dei lavoratori ha criticato le dichiarazioni apparse sulla stampa locale di parlamentari e politici che ringraziano il Ministro del Welfare Roberto Maroni per la “concessione” della Cassa Integrazione Straordinaria – spiega Domenico Lumastro della Flai-Cgil -. Al di là del fatto che allo stato attuale non c’è nessuna autorizzazione della CIGS, ma soltanto la domanda presentata dall’azienda, e auspichiamo che il Ministero l’esamini al più presto, è disdicevole che l’applicazione di una legge dello stato debba essere considerata una “beneficenza”». Dalla riunione dei lavoratori è emerso un documento in cui i dipendenti sottolineano numerose perplessità nate dopo il 3 settembre, giorno in cui Provincia, Sindacati e Ministero e proprietà dell’azienda hanno firmato l’accordo per la cassa integrazione. «Le decisioni unilaterali della proprietà delle ultime settimane sono ingiustificabili sia da un punto di vista industriale che sociale – si legge nel comunicato -; a tale proposito è stata criticata la scelta della Direzione di collocare in Cassa Integrazione Straordinaria tutta la Rappresentanza Sindacale Unitaria aziendale e non aver tenuto conto di condizioni familiari delicate. Si evidenzia poi La necessità che tutte le istituzioni, il rappresentante del ministero del lavoro, i parlamentari della zona, e in particolare il presidente della Provincia di Varese adempiano agli impegni assunti». I dipendenti incontreranno la proprietà il prossimo venerdì 26 settembre per chiedere chiarimenti all’amministratore delegato Tombetti: «Sulla base di quale interpretazione dell’accordo abbia inviato lettere ai lavoratori sulle modifiche dell’orario di lavoro; Il pagamento delle giornate nelle quali i lavoratori sono stati "comandati" a stare fuori dal luogo di lavoro; La necessità di dare un anticipo ai lavoratori collocati in cassa Integrazione, perché molte famiglie hanno difficoltà alla fine del mese essendo senza entrata economica; Chiarimenti sulla riorganizzazione produttiva dello stabilimento, la durata della produzione, orari, organici, ecc. e richiedendo la possibilità di alcune rotazioni tra i lavoratori in CIGS». Nelle prossime settimane, inoltre, i sindacati sono decisi a svolgere Svolgere una serie di incontri con le istituzioni locali per riprendere il confronto e «verificare congiuntamente le reali intenzioni della proprietà per creare effettivamente le condizioni per una prospettiva concreta per l’attività industriale del “nuovo” biscottificio e favorire la possibile ricollocazione delle lavoratrici nelle aziende della zona». I sindacati inizieranno anche un confronto con la Provincia di Varese per progettare i programmi di formazione/riqualificazione necessari alla ricollocazione delle lavoratrici. |
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