1944: le vite spezzate della Ercole Comerio
All'alba del 10 gennaio di sessant'anni fa i nazisti irrompevano nella azienda meccanica e deportavano nei campi di sterminio i lavoratori che facevano parte della commissione interna. La rsu commemora quei tragici avvenimenti
All’alba del 10 gennaio 1944 un reparto delle SS partito da Milano a bordo di un’autoblindo arriva alla Ercole Comerio (Industria meccanica di Busto Arsizio che occupa più di mille dipendenti). I nazisti circondano l’azienda, irrompono a mitra spianati e, sotto la minaccia delle armi, i lavoratori sono costretti a uscire nel cortile centrale. Vengono segnalati e fermati Alessandro Pellegatta, Guglielmo Toia, Giacomo Biancini, Mario Giorgetti e con loro anche uno dei titolari dell’azienda, Melchiorre Comerio. Non sono ancora tutti, però. Il gracchiare di un un altoparlante irrompe nel silenzio: un ufficiale delle Ss chiama ad alta voce gli altri componenti della commissione interna non ancora rintracciati, minacciando una rappresaglia tra i lavoratori se gli stessi non si presentano. La loro colpa è di aver scioperato per chiedere aumenti salariali e il raddoppio delle misere razioni alimentari, di aver rifiutato la presenza e il controllo dei tedeschi nelle fabbriche e la produzione bellica. Lo stesso accade nella Franco Tosi, nella vicina Legnano. I nazisti sono pronti a tutto. Il generale Zimmerman è stato mandato a Milano con pieni poter da Hitler proprio per soffocare queste situazioni.
La caccia continua e alla fine a quel primo gruppo si aggiungono l’aggiustatore Ambrogio Gallazzi, il tornitore Arturo Cucchetti, il disegnatore tecnico Vittorio Arconti, e con loro anche il gruista Alvise Mazzon, tutti al muro con gli altri lavoratori. La voce della rappresaglia si diffonde fuori dalla fabbrica e sul posto arrivano in preda all’angoscia parenti e amici. Le urla dei nazisti vanno avanti fino a sera, fino a quando si decidono a caricare i lavoratori individuati su un camion, con destinazione il carcere di San Vittore. La galera è solo una tappa intermedia perché la loro destinazione finale sarà il campo di sterminio di Mauthausen.
Il camion, con a bordo i loro cari, che si allontana in quella fredda serata di gennaio è l’ultima immagine che rimarrà impressa negli occhi dei fratelli, delle mamme e dei padri dei lavoratori della Ercole Comerio. Vittorio Arconti, Arturo Cucchetti, Ambrogio Gallazzi non ritorneranno più. Alvise Mazzon sopravvissuto al campo di sterminio muore pochi mesi dopo il suo rientro a causa dei patimenti subiti. Giacomo Biancini e Guglielmo Toia, il solo tuttora vivente, riescono a tornare vivi. Il tributo della Ercole Comerio nella lotta al nazifascimo è molto alto perché anche Giovanni Ballarati, Luigi Caimi, Rodolfo Mara, Bruno Raimondi e Mario Vago, tutti dipendenti dell’azienda, moriranno in azioni partigiane.
Per ricordare il 60° anniversario di quei tragici giorni e per riaffermare l’esempio e l’ impegno civile e morale di quelle vite spezzate, le rappresentanze sindacali unitarie della Ercole Comerio hanno organizzato, in collaborazione con la direzione aziendale, il comune di Busto Arsizio, la locale sede dell’Anpi e al raggruppamento patriottico divisione "Alfredo Di Dio", un’intensa giornata di commemorazioni.
Si inizierà alle ore 17 di sabato 10 gennaio con una commemorazione Civile nella Sala comunale "Museo del Tessile" in Via Volta, dove interverranno il Sindaco Luigi Rosa e Tino Casali, vicepresidente nazionale vicario dell’Anpi.
Alle 18 e 30 santa messa solenne in onore dei martiri alla chiesa di San Michele Arcangelo. Presenzierà il Coro Monterosa e durante la messa, verrà esposto il dipinto di Carlo Farioli, che ricorda il tragico avvenimento.
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