«Accam? Vidi subito che le cose non funzionavano bene»
Audizione dell’ex presidente di Accam Tovaglieri in commissione ambiente e territorio. Dichiarazioni ricche di episodi su come era gestito l’impianto
Questione Accam alla commissione ambiente e territorio. Protagonista principale della seduta l’ex presidente del consorzio Tovaglieri “convocato” dai consiglieri del gruppo progressista in merito ad alcune dichiarazione rilasciate alla stampa. In realtà l’audizione si è poi trasforma in un sorta di Accam-story. L’ex presidente ne ha infatti approfittato per raccontare il suo periodo di presidenza (agosto 2002-novembre 2003) al consorzio togliendosi nel corso delle sue dichiarazioni qualche sassolino dalla scarpa,
citando episodi e situazioni con le quali ha avuto a che fare. Ha narrato infatti di quante anomalie avesse trovato all’interno dell’impianto: «C’erano tegoloni che cadevano giù perché sottodimensionati, rotaie dei carro-ponte in condizioni precarie, senza dimenticare i controlli sui fumi emessi affidati a macchinari non in regola, così come non lo era lo scarico delle acque reflue. Insomma una sorta di spada di Damocle costante sulla testa. Non mi stupisce che il mio predecessore avesse subito cinque procedimenti penali». Ancora più interessante si è fatto il discorso quando Tovaglieri ha ricordato dei trenta contratti di appalto cui è legata Accam per l’esternalizzazione dei servizi: «Vige questa filosofia per cui tutti i servizi devono essere dati in appalto- sottolinea- Solo che una parte di quel lavoro viene svolto anche dai dipendenti Accam, nonostante i 10 miliardi dati alla società appaltatrice. Inoltre i pezzi di ricambi dei macchinari sono a carico del consorzio e quando sono arrivato io, per ipotesi, se una vite valeva 10 lire la si pagava 100. Insomma all’anno i pezzi di ricambio costavano 3 miliardi. Il punto è che non si sapeva come venivano spesi. A inserire questa voce in bilancio sono stato io».
Il racconto prosegue con altre precisazioni: «Prima di dare in gestione l’impianto si doveva attendere il collaudo. Peccato che la società incaricata lavorasse già all’interno della struttura due anni prima dell’effettiva verifica. Come non ricordare poi che per anni non si sono pagate le tasse sugli utili. Grazie al condono ho sanato anche questa anomalia. Gli stessi bilanci erano pieni di errori. Insomma la gestione era stata fatta fino ad allora con superficialità. Questa è la situazione che ho trovato. Però devo dire che tutto questo può essere anche visto come una sorta di pettegolezzo. I problemi veri sono sul presente. Solo che bisogna sapere quello che c’è da fare. Ad esempio lo statuto approvato prevede delle limitazioni del cda, ma per questo è in contrasto con la legislazione. Non so se può resistere».
Quasi in secondo piano sono passate così le questioni inerenti alla convenzione tra il consorzio e Busto Arsizio in merito alla proprietà, «Il sindaco Rosa ha il dovere di salvaguardare i diritti della città» ha detto, al numero dei comuni che possono conferire, al ruolo del nuovo cda che Tovaglieri ha indicato con una battuta ”il vecchio che avanza”
e sul business dei rifiuti in generale che lui vede come “una risorsa per l’ambiente e per il consorzio”. «Io ho fatto il mio lavoro e ho la coscienza a posto» ha poi concluso.
L’affaire Accam si è così arricchito di altro materiale e di un nuovo capitolo. Infatti le dichiarazioni di Tovaglieri hanno indotto alcuni consiglieri, tra cui Mariani, Verga, Lofano
e Porfidio a chiedere la trascrizione di quanto dichiarato nel corso dell’audizione. L’intervento diventerà così un documento che passerà al vaglio del prossimo consiglio comunale in programma il 5 febbraio. La richiesta sarà quella di discutere e approvare una delibera per inviare il documento alla procura. «A questo punto infatti – ha sottolineato Mariani- la convenzione passa in secondo piano rispetto a quanto raccontato sulla gestione dell’impianto».
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