Le difficili sfide del futuro dopo novant’anni di storia
l'intervento del direttore del settimanale Saverio Clementi
L’anniversario di fondazione di un giornale, soprattutto quando il traguardo tagliato è così significativo, rappresenta una buona occasione per ripercorrere il cammino fino ad ora compiuto, ma diventa anche un’ottima opportunità per guardare al domani con rinnovato entusiasmo. Passato, presente e futuro interagiscono in una miscela virtuosa: l’esperienza di ieri, unita ad un’attenta osservazione dell’oggi, rendono più agevole individuare le scelte da intraprendere per dare continuità al nostro appuntamento settimanale. Il passato ci regala l’intuizione, l’intelligenza e il coraggio di un gruppo di sacerdoti e di laici che 90 anni fa resero possibile l’avvio di questa formidabile esperienza giornalistica chiamata Luce. Il presente ci insegna che da allora molte cose sono cambiate. Il mondo cattolico non è più (ma quando mai lo è stato veramente?) un monolito granitico reso ancora più solido da ben precisi punti di riferimento politici ed ideologici. La stessa esperienza religiosa non è più patrimonio comune della nostra gente. La secolarizzazione ha fatto piazza pulita di tante sicurezze, avviando un fenomeno di diffusa scristianizzazione della nostra cultura. Se ieri un settimanale cattolico poteva contare su un naturale e vasto bacino di utenza, oggi tutto si è fatto più difficile. I lettori vanno conquistati mettendo sul mercato strumenti in grado di competere in un contesto massmediatico variegato e ricco di proposte allettanti. Professionalità e competenza sono scommesse che la stampa cattolica ha già vinto da tempo. Oggi non è più possibile improvvisarsi giornalisti o ignorare la rivoluzione tecnologica che ha investito il mondo della carta stampata. Rimpianti e nostalgie, in questo ambito, sono sinonimi soltanto di morte certa. Davanti a noi c’è ora la responsabilità di definire nuove strategie in grado di dare continuità ad una affascinante e faticosa avventura. L’esperienza di questi ultimi anni ci ha fatto comprendere che il futuro dei media di ispirazione cristiana si gioca essenzialmente vincendo una scommessa all’interno dello stesso mondo cattolico. Non è un mistero che questi strumenti sembrano trovare più accoglienza, credibilità e stima in ambienti spesso "lontani", estranei, se non a volte ufficialmente ostili alla Chiesa e al suo insegnamento. Un’attenzione che da una parte carica di ulteriori responsabilità il nostro lavoro, ma che dall’altra invita a serie considerazioni sul difficile rapporto tra comunità cristiana e mass media. Parafrasando una felice espressione usata dal cardinale Tettamanzi nel recente percorso pastorale diocesano per il triennio 2003-2006 "Mi sarete testimoni", il tema della comunicazione si presenta come il "caso serio" della Chiesa. Un accostamento tutt’altro che fuori luogo se consideriamo che i vescovi italiani hanno scelto il tema del "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" quale riflessione comune per questo primo decennio del Duemila. Quando il Cardinale invita i fedeli della diocesi ambrosiana a "comprendere la realtà, a riconoscerla, a leggerla e a interpretarla in profondità, andando oltre la semplice e pur necessaria descrizione dei fatti", lancia un appello che sembra sottintendere anche un diverso rapporto con i mezzi di comunicazione sociale, un mondo – sottolinea Tettamanzi – attraversato da una generale crisi del processo comunicativo che comporta gravi conseguenze anche nell’ambito della comunicazione della fede. "Oggi – scrive -, suoni, immagini, messaggi e proposte si sono talmente moltiplicati, da rendere quasi impossibile ogni ascolto che voglia aprirsi al confronto e al dialogo, per poter poi prendere decisioni veramente libere. I messaggi vengono selezionati in modo del tutto arbitrario e accolti a prescindere totalmente dalla loro verità e dal loro significato". Una denuncia forte che chiama in causa tutti, operatori e fruitori dei media. Il caso, dunque, è serio. Al traguardo dei 90 anni Luce intende rimettersi in gioco perché, raccogliendo l’invito dell’Arcivescovo, "non possiamo accontentarci di continuare a fare come abbiamo sempre fatto, senza domandarci se lo Spirito di Dio – attraverso le vicende della storia e la concretezza delle situazioni in cui viviamo – non ci chiede di intraprendere strade nuove, nel segno della vera prudenza e del coraggio". |
Saverio Clementi (direttore primo laico – del Luce dal dal ’96 ad oggi) |
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