Omicidio del dj: «Noi vittime di un’aggressione»
I due imputati si difendono dall'accusa di avere aiutato Roberto Martinez a uccidere "Mister Salsa"
E’ il giorno di Juan Antonio Martinez e Josè Modesto Peralta, al processo per l’assassinio di Victor Manuel Rodriguez, il dj massacrato a coltellate al pizza party di Vergiate. L’imputato ha risposto alle domande del pm Loredana Giglio, ricostruendo la sua versione dei fatti.
E’ proprio da Juan, fratello di quel Roberto Martinez già condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio del dj, che partirebbe il movente del massacro di Vergiate.
Secondo quanto ha detto in aula, il litigio avvenuto nella discoteca di Alessandria, qualche settimana prima, sarebbe stato originato dalla gelosia di "Mister Salsa" perché Juan era in compagnia di una ragazza. «Sono stato picchiato da Victor – ha affermato – sanguinavo, e poi ci siamo scontati anche fuori dalla discoteca». Un episodio cruciale, per spiegare il perché di tanta ferocia, il 23 giugno del 2002, quando la pizzeria di Vergiate si trasformò in un mattatoio.
Quella notte , Juan, insieme a Peralta e al fratello si trovava in un bar accanto al Pizza Party. Verso le tre di notte il gruppo si spostò nel locale della tragedia. Qui, il suo racconto – contestato in più occasioni del pm – diventa più confuso. In sostanza, Martinez sostiene che il dj, un amico e due uomini della sicurezza si scagliarono contro i tre dominicani. «Ma Victor è morto, lei non ricorda come?» ha domandato il pubblico ministero. Juan non parla dello scontro, non entra nei particolari e non racconta i momenti in cui Victor venne colpito e praticamente squarciato.
Sostiene invece di essere fuggito e di non aver visto altro soprattutto di non aver notato se il fratello, Roberto Martinez, avesse in mano il coltello. (Quest’ultimo, nella scorsa udienza, ha raccontato di aver strappato di mano un coltello proprio alla vittima).
Tornando al racconto di Juan Martinez, il pm, in aula, lo ha contestato più volte, giudicandolo difforme dalle precedenti deposizioni nella fase delle indagini. Per Loredana Giglio l’accusato è poco credibile, anche se la difesa, rappresentata dall’avvocato Alberto Talamone, ha ribattuto che, pur con qualche difformità, la versione di oggi è la stessa fornita in precedenza.
Anche Josè Modesto Peralta, ascoltato dopo l’amico, ha insistito sull’aggressione da parte del gruppo guidato da "Mister Salsa". Anche lui dice di non aver visto il coltello, racconta di essere uscito subito dal locale, non appena ha capito che le cose si mettevano male, e di essersi accorto che qualcuno era morto, solo dopo l’arrivo dei carabinieri. I due hanno anche negato di aver lanciato oggetti per impedire che qualcuno intervenisse a favore della loro vittima.
Un racconto che la parte civile, rappresentata dall’avvocato Angelo Greco, ritiene una sequela di bugie: «Contrasta in pieno con le deposizioni dei numerosi testimoni» ha commentato il legale di Doris Somoza, la madre del dj massacrato, anche oggi presente in aula.
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