Montegrino ricorda il Piccio nel bicentenario della nascita

Una mostra di riproduzioni presso il Teatro Sociale rende omaggio al grande artista

Era il 1804 quando nasceva a Montegrino Valtravaglia vicino Luino Giovanni Carnovali. Negli anni sarebbe diventato uno dei più grandi pittori dell’ottocento, anticipatore della scapigliatura e artista dalla vita avventurosa. Nel bicentenario della nascita il suo paese organizza una mostra documentaria di riproduzioni presso il Teatro sociale. 

In esposizione una ventina di riproduzioni di disegni, messi a disposizione dal Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano e circa venti riproduzioni di dipinti, in grandezza originale. La mostra sarà inoltre corredata da fotografie e documenti relativi ai percorsi effettuati da Giovanni Carnovali nella sua vita, in rapporto all’evoluzione della sua attività artistica.

In orari e serate prestabilite verrà anche proiettato un video documentario, inedito, di circa 45 minuti. In esso sono presentati tutti i principali luoghi in cui "Il Piccio" ha vissuto e operato. Questo lavoro, di capillare documentazione è stato realizzato da Carolina De Vittori, Achille Locatelli e Cesare Rivolta nel corso di circa due anni di ricerca. Sono stati visitati e ripresi tutti i luoghi che hanno avuto un ruolo rilevante nell’attività di Giovanni Carnovali; in tale occasione è stato possibile conoscere alcuni diretti discendenti di famiglie che lo hanno aiutato ed ospitato nell’ ottocento grazie alla grande stima suscitata per il suo lavoro di pittore e ritrattista.

Giovanni Carnovali nasce a Montegrino Valtravaglia nel 1804 e muore nel Po, a Coltaro di Sissa Parmense (Parma) nel 1873. I suoi resti riposano nel cimitero di Cremona, presso la Cappella Bertarelli. "Il Piccio" (il piccolo) fu il soprannome affettuoso che ricevette da bambino. La sua casa natale si trova ancora nella piazza di Montegrino che ora porta il suo nome: Piazza Giovanni Carnovali. Il paesaggio dei boschi, del lago Maggiore, delle montagne del luinese che lo circondano negli anni della sua infanzia, resteranno impressi nella memoria e nella sensibilità del pittore, e riemergeranno in particolare nei suoi disegni, schizzi e studi dal vero.

Proprio dai molti disegni pervenuti, e presenti in mostra, risulta evidente la predilezione per i luoghi solitari: boschi, fiumi, stagni che fanno a volte da sfondo a figure mitologiche dei suoi dipinti.

Nel 1812, "Il Piccio" a otto anni, si trasferì ad Albino, nella provincia bergamasca, dove il padre, capomastro, lavorava per i conti Spini. Ancora bambino, grazie alla sua predisposizione per il disegno fu ammesso, a soli 11 anni, all’Accademia Carrara di Bergamo dove divenne allievo di Giuseppe Diotti uno dei maestri lombardi del neoclassicismo. L’originalità, il temperamento e l’inventiva del "Piccio" lo staccarono subito dalla tradizione della pittura neoclassica, caratterizzata da stesure cromatiche compatte, definite dai contorni netti e precisi.

Carnovali elaborerà un proprio linguaggio pittorico studiando la grande pittura dei maestri del ‘500, ‘600 e ‘700. La sua personalità, considerata a quei tempi stravagante, lo porterà a prediligere spostamenti immediati e repentini. Proprio per questa inquietudine, forse innata, negli anni a partire dal 1830 intraprese una serie di viaggi, sempre a piedi, che lo portarono a Parma, Firenze, Roma e Napoli, dove entrò in contatto con la pittura di Raffaello, del Parmigianino , del Correggio del Lotto e di molti altri; nel 1845 si recò anche a Parigi, dove risentì dell’influenza stilistica di Delacroix e dei maestri della scuola di Barbizon.

Nella sua produzione artistica troviamo un gran numero di ritratti di amici-mecenati quali i Conti Spini e Sanseverino, i Farina, i Tasca, i Marini i Beltrami, e di tanti altri personaggi che lo stimarono, lo sostennero e lo aiutarono. In questi ritratti l’artista, con intuizione romantica, propose un modello pittorico intimistico e non celebrativo come invece voleva la tradizione neoclassica. Libero da convenzioni e da condizionamenti esteriori, "il Piccio" seppe comunicare con la propria pittura il pensiero romantico. La sua maestria pittorica, che si manifestò anche in numerose opere di ispirazione biblica, mitologica o paesaggistica, era la capacità di fermare nel segno l’intensità di un attimo, di alludere ai particolari senza descriverli, restituendone sinteticamente l’effetto luminoso.

Si può quindi affermare che "il Piccio" rinnovò nella tradizione lombardo – veneta la pittura italiana del suo secolo e vi impresse l’impronta di grande interprete del romanticismo europeo, anticipando anche la scapigliatura e l’impressionismo.

Numerose opere del Piccio sono esposte presso l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, il Castello Sforzesco, l’Accademia di Brera, il Museo d’Arte Moderna di Milano, i Musei Civici di Varese (Coll. Piero Chiara) ed in altre importanti Pinacoteche.

Inaugurazione sabato 31 luglio 2004 ore 17,30 presso il Teatro Sociale di Montegrino (Va). La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 29 Agosto 2004 .

ORARI DI APERTURA: Lunedì chiuso
Martedì, Sabato, Domenica: 16,30 – 19,30
Mercoledì, Giovedì, Venerdì: 16,30 – 19,30
21,00 – 23,00 visita guidata e proiezione

EVENTI: 
31/7/04 ore 17.00-21.00 Annullo postale della cartolina celebrativa
05/7/04 ore 21.00 Pierangelo Frigerio "Il Piccio raccontato da Piero Chiara"

 

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Pubblicato il 19 Luglio 2004
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