Falsari e tombaroli nel clan dei furti a Malpensa
Incredibili sviluppi nell'inchiesta Fedex: scooperto un collegamento con i falsari della stamperia di baveno. Top secret su nomi importanti coinvolti nell'indagine
Quella che era nata come un’indagine quasi di routine, su segnalazione dalla stessa Federal Express, è divenuta una inchiesta di livello nazionale. Infatti, le indagini hanno portato alla scoperta di incredibili collegamenti tra le truffe e i furti di Malpensa e la stamperia di euro falsi scoperta a fine settembre a Baveno. Ma anche collegamenti con ricettatori, usurai, banchieri romani e trafficanti in opere d’arte. Inoltre, sarebbero coinvolti nell’inchiesta anche personaggi delle istituzioni, di cui però non sono ancora stati resi noti i nomi.
Dopo un’intera giornata di serrati interrogatori, terminati solo all’una di notte, questa mattina il Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Antonio Pizzi e il pm Roberto Craveia hanno dettagliatamente esposto i contorni di un giro di attività criminali connesse davvero impressionante per vastità e varietà, che ha impegnato una task force congiunta di Carabinieri e Guardia di Finanza.
Quattordici le persone i cui fermi sono stati confermati dal sostituto procuratore Craveia, mentre altre quattro sono state rimesse in libertà non sussistendo ragioni per trattenerle oltre. Tutti gli indagati hanno ammesso le loro responsabilità, eccetto due. Tre i filoni dell’inchiesta: il primo ha condotto a un giro di ricettazione ed usura a Roma, coperto da banche complici; il secondo ha portato alla scoperta della stamperia di euro falsi, mentre il terzo riguarda il traffico di opere d’arte.
«Tra i materiali rubati durante lo smistamento ai magazzini FedEx c’era anche una preziosissima barra di platino», racconta Craveia. «Tutto ciò che veniva rubato andava a ricettatori del Lazio, soprattutto a Roma. E proprio indagando a fondo, tramite intercettazioni ambientali, abbiamo scoperto che era in programma la stampa di euro falsi su scala industriale: in questa vicenda si inquadra il recente sequestro della stamperia di Baveno. Di quegli euro, 500.000 sono ancora in circolazione, e si tratta di falsi di buona qualità, in grado di ingannare il cittadino medio».
Il fenomeno riveste un’elevata pericolosità, anche perché tramite canali diplomatici, come appurato dalle intercettazioni, il denaro – si parla di 30-40 milioni di euro – poteva essere fatto pervenire ad un paese arabo (non specificato). Ma non finisce qui, come ripetuto più volte da Craveia. Infatti, alcuni dei ricettatori romani erano anche usurai, e goidevano di potenti appoggi negli istituti bancari della capitale, tant’è che nell’inchiesta sarebbe ora coinvolto un importante esponente del mondo della finanza capitolina.
Quanto all’aspetto relativo alla FedEx, tramite le intercettazioni si è appurato che due funzionari (dei quattro dipendenti FedEx arrestati) chiedevano denaro a imprenditori "per mantenerli nel giro d’affari": un’estorsione in piena regola. Addirittura si era giunti ad alterare il sistema informatico di FedEx con un sistema denominato LMET, tramite il quale merci che figuravano rispedite all’estero venivano in realtà stoccate e fatte entrare illegalmente in Italia. Fatture false, contrabbando, e accurate indagini sul possibile coinvolgimento di un funzionario doganale.
C’è poi il capitolo delle opere d’arte. Sempre attraverso l’estensivo utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali, le forze dell’ordine hanno appurato che in casa di una persona piuttosto insospettabile, a Roma, si celavano, dietro un finto muro, opere d’arte di grande valore: dieci vasi etruschi, per lo più scavati illegalmente dagli abilissimi tombaroli laziali, nove dipinti, in maggioranza del sei-Settecento, tra cui quello che potrebbe essere un Giorgione, e due sculture, di cui una medievale attribuita ad Arnolfo di Cambio. Se quest’ultima attribuzione fosse confermata, si sarebbe di fronte ad un pezzo del valore di vari milioni di euro.
In questo traffico d’arte sarebbero coinvolti anche personaggi delle istituzioni, di cui non è stato fatto il nome. Ma, ancora, non finiasce qui: sempre a Roma era stato scavato un pozzo in cui erano state nascoste parecchie preziosissime monete antiche, provenienti dalla Svizzera, il cui valore è valutato in qualcosa come 200.000 euro l’una.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
robertolonate su Il Natale che non si vede
robertolonate su Il Natale che non si vede
Alessandro Zanzi su A Varese Confcommercio chiede la sospensione dei lavori della ciclabile in viale Belforte, il Comune fissa un sopralluogo
Ettore S su Pista ciclabile di Viale Belforte a Varese: Fiab Varese plaude alla realizzazione
GrandeFratello su Pista ciclabile di Viale Belforte a Varese: Fiab Varese plaude alla realizzazione
brupaoli su Gli orari del Frecciarossa da Milano Malpensa a Venezia e Udine






Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.