Sussurri e grida alla Duetart

Inaugura sabato la mostra di Chloe Piene e Wolfgang Tillmans, due tra i più interessanti artisti del panorama internazionale

Inaugura sabato sera alle 18.00 presso la Duetart Gallery di Varese la mostra “Sussurri e grida” di Chloe Piene e Wolfgang Tillmans.

Quando nel 1973 uscì nelle sale cinematografiche la pellicola che lo stesso Bergman definì il più “rosso” dei suoi film, rosso “come l’interno dell’anima”, il pubblico stregato dalla magica fotografia di Sven Nykvist comprese che i gridi e i sussurri di cui era intessuta la drammatica trama altro non erano che un’accorata invocazione di ciò che più assomiglia alla felicità: la pace interiore, il silenzio dopo le angosce, la consolazione che segue alle inquietudini, la fine delle “intermittenze del cuore”.

Trent’anni fa poteva sembrare ancora un sogno possibile, ma la faticosa ricerca artistica degli ultimi decenni del Novecento ha dimostrato che il dolore esistenziale ha scardinato le ultime certezze e un diffuso spleen ha colorato il mondo, occupando l’universo vuoto di ogni speranza.

Dopo il furto dell’Urlo di Munch, oggi resta forse solo il silenzio.

Ma l’uomo è nonostante e comunque capace di trovare le parole per urlare la pace perduta, per evocare la pace promessa. Accostati in modo inedito in questa mostra, Piene e Tillmans interpretano con voci diverse l’urlo dell’uomo che cerca nella luce o nel fango metafore al suo vivere quotidiano. Da Duchamp in poi, l’arte non ha più voluto suggerire l’idea della bellezza, ma si è limitata a proporre un gioco di intelletti e sensi, un percorso senza risposte. Forse, come dice Proust a proposito della lettura, con l’opera si conclude il ciclo di pensiero del suo autore, ma si apre il cammino del lettore/spettatore che viene incitato a percorrere una strada alla ricerca di una saggezza personale, che comincia dove finisce quella dell’artista: e tanto più cerchiamo delle risposte, tanto più ci accorgiamo che l’opera può solo ispirarci dei desideri.

Spesso l’atteggiamento dello spettatore è diffidente e cauto: di fronte alla negazione della bellezza di Piene, di fronte alla “bellezza casuale” di Tillmans può venire spontaneo arretrare o esitare. Ma se l’arte è artificio, significa che qualcuno ha preparato la scena curando ogni dettaglio, per ottenere esattamente il risultato che ci offre con coraggio. E’ possibile allora per noi trovare la forza di guardare dentro e oltre, senza cercare nell’immagine lo specchio di ciò che ci assomiglia, ciò che vorremmo ci assomigliasse: cominciamo a pronunciare con un sussurro “Cosa volevi dirmi?” e poi decidiamo di urlare con tutta la forza, con tutta la disperazione e la passione. Con tutto il desiderio di cui parla Proust.

Prima che ci sia davvero solo il silenzio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Novembre 2004
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