L’ortopedia di Busto all’avanguardia nel campo delle protesi d’anca

Tecniche mini-invasive e attenzione all'estetica. Sono i punti di forza della metodica dell'equipe del dottor Riva

In campo chirurgico, oggi spopola il temine "mini-invasivo", riferendosi ad una tecnica che limita al minimo i "danni" e consente un recupero in tempi più rapidi.
Mini-invasivo, però, non è sempre sinonimo di taglio piccolo. Nel caso, per esempio, delle protesi d’anca, non ci si può attendere un’incisione millimetrica con risparmio di cute, perchè si sta parlando di un intervento realizzato per restituire piena funzionalità all’osso femorale che si inserisce nell’anca . Ciononostante, anche in questo caso è giusto parlare di mini-invasività quando si preserva quanto più possibile osso, muscoli e tendini, riducendo i tempi di recupero.

All’ospedale di Busto Arsizio, l’equipe ortopedica del dottor Riva (nella foto)  pratica una tecnica che assicura benefici importantissimi: «Innanzitutto va sgombrato il campo da alcune imprecisioni – tiene a sottolineare il dottor Ruggero Riva – ogni intervento chirurgico va studiato con il paziente. Non si può rendere standard una procedura, perché ci sono troppe variabili legate al singolo caso. Noi effettuiamo tre tipi differenti di interventi di protesi, ognuno di questi è consigliato per una certa tipologia di paziente».

All’ortopedia dell’ospedale di Busto l’elemento centrale è l’età del paziente: «Partendo dal presupposto che la protesi non è eterna, ma va obbligatoriamente sostituita dopo circa 15-20’anni a causa della progressiva riduzione del calcio nelle ossa che ne causa l’allargamento, ai soggetti giovani applichiamo la "protesi di rivestimento", per cui l’osso non viene ridotto ma semplicemente ricoperto. Quando il paziente dovrà essere nuovamente operato, i chirurghi avranno a disposizione l’intero osso.
Un intervento più decisivo è la "protesi a conservazione del collo femorale", che tende al risparmio del tessuto osseo. Attualmente, l’intervento più diffuso è l’innesto di un osso che, in caso di nuovo intervento, obbligherà il chirurgo ad utilizzare un osso dalle dimensioni maggiori, cosa che avrà ripercussioni sul recupero.

Dalla primavera scorsa, a Busto la tecnica chirurgica viene abbinata anche ad un’attenzione all’estetica: «Di solito gli ortopedici non sono sensibili a questo elemento – chiarisce il primario – ma noi riteniamo che una cicatrice nascosta sia comunque più gradita. Ecco perché , in alcuni pazienti, abbiamo effettuato un’incisione anteriore, più facilmente mimetizzabile tra le pieghe inguinali. Questa possibilità è legata al fisico del paziente».

Da anni all’avanguardia in questo campo, il dottor Riva aggiunge un’altra peculiarità alla sua tecnica. Rimane il neo dei tempi d’attesa che si prolungano per qualche mese. Ma il dottor Riva assicura: "Per noi è un obbligo considerare la gravità della situazione".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Dicembre 2004
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