«Guerriglia non è terrorismo»

La guerriglia non rientra nel reato di associazione a delinquere finalizzato a terrorismo internazionale. Con questa motivazione è caduto, a Milano, il reato contestato a 5 islamici, Boujaha Maher, Ali Ben Sassi Toumi e Mohammed Daki, Noureddine Drissi e Khamel Hamrahui,  arrestati tra aprile e novembre del 2003 e accusati di far parte della cellula terroristica "Ansar Al Islam", legata secondo l’accusa ad Al Qaeda.

Secondo le motivazioni depositate dal Gup Clementina Forleo, che  ha assolto i 5 extracomunitari, giudicati con rito abbreviato, «va evidenziato come non possano ritenersi persistenti i gravi indizi in ordine al reato contestato». In particolare, secondo il magistrato, le «fonti di intelligence, i dati provenienti da "acquisizioni informative" o "investigative" non meglio precisate o assunte in "contesti di collaborazione internazionale" debbono considerarsi prive di rilievo processuale».

Secondo la Forleo se c’è la certezza che le cellule in questione avevano come precipuo scopo il finanziamento, e più in generale il sostegno, di strutture di addestramento paramilitare site in zone mediorientali, presumibilmente stanziate nel nord dell’Iraq, non risulta provato che tali strutture paramilitari prevedessero la concreta programmazione di obiettivi trascendenti attività di guerriglia da innescare" nei contesti bellici interessati alla guerra in corso. La loro attività non rientra dunque nell’ambito dell’attività di tipo terroristico. In 3 sono stati condannati a pene lievi, tra i tre anni e i dieci mesi, ben più miti rispetto a quelle richieste dal procuratore aggiunto Armando Spataro e dal pm Elio Ramondini. Due sono stati assolti con formula piena. Grande soddisfazione tra gli islamici, mentre Spataro ha dichiarato: «È andata male, anzi malissimo».