Omm de danée: dove si parla di tessile, di concorrenza e di rimedi
Una nuova rubrica di economia su Varesenews a cura di Costantino Lazzari
Salone del tessile
Al Salone del Tessile di Busto Arsizio è stata espressa preoccupazione per la crisi e anche fiducia ed auspicio per una riscossa della industria italiana formulando suggerimenti di interventi legislativi.
Da considerare le parole del presidente della Provincia Marco Reguzzoni secondo cui «la provincia di Varese è stata ed è tuttora un’area a vocazione tessile, nella quale sono ancora presenti più di 2.900 imprese produttive (tra industriali e artigiane) che occupano circa 27.000 addetti», e le parole del presidente della Camera di Commercio varesina Angelo Belloli: «L’Italia rimane l’unico paese al mondo che ha conservato intatta l’intera filiera del tessile, dalla ricerca alla produzione fino alla distribuzione e alla commercializzazione dei prodotti».
Ormai da tempo si assiste al trasferimento di stabilimenti verso paesi con costi di manodopera inferiori al nostro. Questi paesi hanno imparato la lezione di essere affidabili verso il cliente per poter contare sulla stabilità di forniture. L’apertura delle frontiere, la moderazione o abolizione dei dazi, la facilità e rapidità dei trasporti hanno veramente contribuito alla globalizzazione economica e produttiva.
Questo è un mondo concorrenziale, e dobbiamo prepararci alla concorrenza che si fa pericolosa da parte di paesi in via di sviluppo industriale, dove c’è intelligenza e volontà e dove sia il tenore di vita sia i costi produttivi sono inferiori ai nostri.
La concorrenza è però più difficile in processi industriali dove le competenze siano molto specialistiche e abbiano una componente determinante di creatività. Ma la concorrenza non si fa solo sentire riguardo ai processi produttivi: è tra sistemi di vita, tra possibilità di conoscenza e di progresso, tra efficienza di strutture pubbliche.
Determinanti per un’attività economica sono la disponibilità di idee, di capitali, di personale qualificato. Ma anche di infrastrutture e di ambiente, quindi di trasporti veloci ed efficienti, di comunicazioni rapide e affidabili, di una pubblica amministrazione tesa alla semplicità, snellezza, efficienza, correttezza. Nella espressione pubblica amministrazione si deve comprendere il sistema delle autorizzazioni e dei controlli amministrativi, della imposizione e riscossione fiscale, della sicurezza dei cittadini e della proprietà, della amministrazione della giustizia, della formazione scolastica e professionale, della salute.
Si può esortare gli imprenditori, come ha detto nel suo intervento il vice presidente di Confindustria Marino Vago (ex numero uno degli industriali varesini), a fare la loro parte, ad avere il coraggio di tornare a investire ed a riscoprire la voglia di fare che è loro propria. Certamente, e si tratta dunque di idee, capitali e personale qualificato, le prime tre voci di quanto elencato sopra. E tutto il resto, è disponibile? Questa deve essere la preoccupazione di chi amministra politicamente questo paese. Altrimenti l’industriale che già ha voglia di fare, aprirà uno stabilimento in Croazia, o Romania, o Irlanda, o altrove. Ma come sarebbe più felice di poterlo fare in Italia, purché tutti gli altri fattori sopra elencati siano all’altezza di un paese moderno e di civiltà avanzata.
Apprendo poi che per sostenere tale settore, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali avrebbe adottato una misura tampone che consiste nell’estensione della cassa integrazione guadagni straordinaria alle imprese con meno di 15 dipendenti e alle imprese artigiane. Bene, ma sono tamponi; è la struttura che deve progredire.
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