Il volontariato dimezzato

“Tagliare le risorse a sostegno del Volontariato e limitarne l’autonomia significa colpire ulteriormente lo stato sociale e il sistema delle risposte della comunità e della Repubblica ai bisogni dei cittadini”.
Termina così il documento di protesta steso dai centri di servizio per il volontariato, dopo che il Governo ha deciso di tagliare ulteriormente i loro fondi.
I fondi tagliati in realtà resterebbero a disposizione di attività noprofit, ma sarebbero gestiti dalle fondazioni bancarie per il servizio civile. Qualcuno grida contro questa nuova “guerra dei poveri”.
A Varese il Cesvov è nato 8 anni fa e raccoglie le attività di 67 associazioni che mobilitano alcune migliaia di volontari.
A questi cittadini che donano parte del loro tempo a progetti sociali, ambientali, culturali, sanitari, ed altro, non interessano certo le polemiche politiche, ne tanto meno i tecnicismi assurdi di uno Stato che ogni giorno si fa più lontano dalla realtà. Quello che è grave è che senza un minimo dibattito, senza alcun coinvolgimento e tramite un decreto legge, il Governo tolga ossigeno a una delle raltà più vive e attente alle dinamiche sociali. Non è una scelta casuale e risponde a logiche ben precise che considerano la sussidarietà come qualcosa che va governata per propri fini. Altro che libertà.
Aver fatto alzare la voce alle associazioni di volontariato è un altro raro esempio di come agisce il potere politico. Quello che è in discussione, e sono proprio i centri di volontariato a sostenerlo, non è l’intoccabilità di quanto esiste, ma le modalità con cui si interviene. Non si può tutte le volte assistere a scelte delicate fatte senza nemmeno ascoltare chi da anni dedica tempo e risorse al volontariato.
Dall’altra parte una riflessione amara riguarda proprio il concetto stesso della sussidarietà che non dovrebbe essere questione da barattare con i governi. Ma se si taglia lo stato sociale in virtù proprio di questa teoria che vedrebbe un bisogno di coinvolgimento maggiore dei cittadini , allora poi come si può accettare che si facciano scelte anche in questo ccampo senza nemmeno porsi la domanda di cosa ne pensino gli addetti ai lavori?

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Aprile 2005
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