Distretto 51: per fortuna sono anacronistici

Giovanni Rossi, batterista e insegnante di musica loda il disco della band soul

Venti dischi all’attivo. Ha suonato in tutti o quasi i templi del jazz e ha girato ormai tutti i continenti. Giovanni Rossi, batterista e insegnante è uno dei pochi che a Varese vive di musica.
«Suono sempre meno in provincia e mi capita di continuare a girare il mondo, ma sto osservando che ci sono tanti giovani bravi che suonano. Quelli del Distretto 51 li ho sentiti suonare qualche volta. Conosco alcuni di loro».

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Il 22 presentano il loro primo disco in teatro, che ne pensi?
«Trent’anni fa fare un disco era il coronamento del lavoro di una band. Oggi funziona tutto al contrario, prima si fa il disco e poi si promuove il gruppo. Il loro modo di fare è anacronistico, ma per questo ancora più interessante. Dopo anni decidono di documentare il loro lavoro e questo è molto bello»

Il tuo lavoro ti porta a collaborare con musicisti sempre diversi, come ha fatto il distretto a restare insieme per tanti anni?
«Loro non sono una band che doveva girare e vivere con la musica. Sono tutti professionisti affermati e suonano per passione. Chi come me vive di musica è costretto a vivere di pubbliche relazioni. Il loro modo di fare è più costruttivo soprattutto in un momento come questo dove nessuno ascolta più chi fa buone cose, ma solo chi sa presentarsi con un progetto ben fatto e magari solo di immagine. La loro storia è la loro forza».

La loro collaborazione con il Molina e con Vince Tempera come la vedi?
«Bene. Il loro primo disco arriva dopo tanti anni e hanno scelto di farlo al meglio. Questo è un segno di profondità»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Dicembre 2005
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