Se la Tav si facesse in Svizzera…

La Val di Susa è l’emblema del nostro Paese. Se non fosse che ci tocca tutti, e noi più di altri, basti pensare a Malpensa, il nostro giornale non avrebbe ragione a trattarne. E invece crediamo che sia tempo di riflettere e con attenzione su quanto sta accadendo in Piemonte.
I lavori dell’alta velocità che dovrebbero collegare Torino a Lione sono bloccati e nessuno è in grado di valutare cosa succederà. Gli abitanti della valle presidiano i cantieri e non si sono fatti per nulla intimorire dalle botte selvagge delle forze dell’ordine. Il Governo ha deciso di ascoltare le ragioni dei quaranta sindaci, ma sembra intenzionato a tirare dritto.
Ancora una volta, su una questione delicata che investe ogni aspetto della vita dei cittadini lo scontro si fa ideologico e non si permette di valutare con la giusta serietà e serenità il da farsi.
In Svizzera, e in gran parte nel nostro confinante Canton Ticino, stanno realizzando il tunnel ferroviario più lungo al mondo. Cinquantasette chilometri che attraverseranno il Gottardo garantendo l’alta velocità per merci e passeggeri. Un’opera colossale che si avvale di squadre di lavoro che provengono da ogni parte del pianeta. A Sedrun si scava a oltre 800 metri di profondità e i pozzi per permettere ai minatori di scendere nelle viscere della terra li hanno costruiti i Sudafricani.
La decisione di avviare un’opera così imponente è stata presa dopo decenni di dibattiti e un referendum. Tutta la popolazione è stata coinvolta e ha vissuto il progetto come un’opportunità. I cantieri sono stati aperti con l’impegno di destinare il 5% dei costi all’ambiente e altrettanto alla sicurezza. Su ogni tratta di lavoro è stato aperto un infocentro e solo in quello di Pollegio nei pressi di Biasca sono passati circa 90mila persone.
In Canton Ticino a nessuno passerebbe per la testa di bloccare i lavori dell’Alp transit. Stanno sperimentando con mano cosa significhi per la valle questo grande progetto. Seguono le evoluzioni tecniche, ma anche quelle economiche. Esiste un sito internet aggiornatissimo che non solo non nasconde nulla, ma permette un’informazione capillare e puntuale.
Ora, senza entrare nel merito delle singole questioni e posizioni, viene da farsi alcune domande. Perché in Italia tutto questo non esiste? Perché solo ora il Governo si decide ad ascoltare le ragioni del no alla Tav in Val di Susa?
La disinformazione e l’arroganza gioca brutti scherzi. Gli abitanti di quella valle sono cinque anni che manifestano contro la Tav e nessuno si è preso la briga di aprire un confronto con loro. E come si fa poi a dare credito ad un’istituzione che dopo aver mandato polizia e carabinieri a caricare anche vecchi e bambini per bocca del suo ministro nega i fatti mentre le tv mandavano in onda i video amatoriali e le foto dei pestaggi? Le bugie hanno sempre le gambe corte.
I rischi che parte dei manifestanti utilizzino le olimpiadi come palcoscenico per la protesta è forte e pericoloso. Ne andrebbe di mezzo la credibilità dell’intero paese. Ma a questo non si poteva pensare prima?
Tutto questo in un paese serio e democratico non è accettabile. È l’amara sconfitta del sistema democratico che comunque richiede di sviluppare dei percorsi di ricerca del consenso e se necessario decisioni ferme. Dopo aver condiviso questi percorsi diventa inaccettabile un no pregiudiziale dei cittadini. Le scelte delle grandi opere non possono essere osteggiate e quindi ritardate solo per le ragioni, magari giuste, di chi si sente in qualche modo colpito.
Questa contrapposizione ideologica forte non avrà alcun vincitore. Ne usciremo, ancora una volta, tutti sconfitti. Ed è ora di farne a meno.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Dicembre 2005
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