«Le donne dicono “no” al ritorno al medioevo»
L’intervento del “comitato usciamo dal silenzio” di Varese sulla sentenza emessa dalla Cassazione sul caso di stupro della ragazzina 14enne
Il COMITATO USCIAMO DAL SILENZIOdi Varese condanna la sentenza choc emessa dalla 3 sezione della Corte di Cassazione sul caso di stupro della ragazzina 14enne. Il COMITATO USCIAMO DAL SILENZIOdi Varese intende ribadire che è inaccettabile e incomprensibile come la non – illibatezza della vittima, una minore in questo caso, sia da considerarsi una attenuante.
E’ forse una ragazza o una donna non più vergine, in questo clima di recupero dei "valori", un essere umano con una dignità minore?
Questa sentenza – che i Vertici della Corte di Cassazione sono pronti a sconfessare – rientra in quello stesso clima che vede una parte del nostro paese in prima linea contro la legge 194/78, i PACS, la fecondazione assistita e finanche l’introduzione di nuove forme di contraccezione? Il nostro è un paese che vuole tornare al passato, santificare la verginità e vuole le donne non più libere di scegliere, ma relegate al ruolo di
"genitrici"?
Il COMITATO USCIAMO DAL SILENZIOdi Varese afferma che: a qualsiasi età, che la vittima sia o non sia illibata, sia un’adolescente o una donna lo stupro è una violenza.
Il COMITATO USCIAMO DAL SILENZIOdi Varese afferma che non può esserci minore o maggiore gravità. Ribadisce con forza che la violenza sessuale ferisce il corpo e la psiche; che l’essere esposti a continue sevizie non rende la vittima meno vittima perché abituata ad una vita in ambienti degradati, tutt’altro: una ragazzina di 14 anni ha diritto di sognare, di crescere nel rispetto di se stessa, di evolvere in una donna adulta libera di vivere una sessualità piena e matura, in assenza di paure, fantasmi e ferite che difficilmente si rimarginano.
Ribadisce che non c’è abitudine alla violenza, che non c’è attenuante alla violenza; che si indossino jeans o una minigonna, il rapporto sessuale non è giustificato se non è voluto e desiderato.
Questa vergognosa sentenza ci convince sempre di più della necessità di un nostro impegno per affermare la libertà e la dignità delle donne. Lo faremo sostenendo
– anche attraverso un confronto – tutti i servizi pubblici preposti per legge a fornire assistenza e sostegno alle vittime di violenza.
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