Laghi italiani bocciati da Legambiente

Il 40 per cento dei campioni analizzati è risultato fuori dai parametri di legge. A Como la situazione peggiore, meno gravi le acque del Verbano

Si è concluso con un giudizio allarmante il viaggio della Goletta di Legambiente, iniziato lo scorso mese proprio dalle rive del Verbano: il 40 per cento dei prelievi sulle acque dei laghi italiani è risultato infatti off limits. Un bilancio decisamente negativo che nel 13 per cento dei casi, soprattutto alla foce dei fiumi, ha perfino rilevato una situazione di  "grave inquinamento microbiologico".
A stare peggio di tutte sono le acque del Lago di Como con il 70 per cento dei prelievi al di sopra dei limiti di legge e con la riva comasca decisamente più compromessa di quella lecchese. Il 25 per cento dei campioni dello specchio d’acqua lariano è risultato fortemente inquinato, soprattutto in prossimità degli scarichi fognari e in alcuni casi in assenza dei cartelli di divieto di balneazione.

Meno grave è invece la diagnosi del Verbano dove il livello preoccupante è decisamente più contenuto. In questo caso è il 26 per cento dei prelievi ad essere bocciato con un allarme grave nel 10 per cento dei casi. La Goletta dei Laghi ha rispolverato anche un’altra preoccupazione per il Lago Maggiore, la minaccia chimica causata da mercurio e ddt depositati sui fondali che, secondo l’analisi di Legambiente, potrebbero avere pesanti ripercussioni sulla salute umana.

Segue poi il Garda, fuori dai parametri nel 27 per cento dei campioni analizzati. Passa positivamente l’esame la costa veronese, mentre si registrano casi di inquinamento piuttosto grave sulla sponda lombarda. Un giudizion negativo, quest’ultimo, che la Goletta ha ricondotto alla rete fognaria locale, non adeguata a servire una popolazione residente che durante la stagione turistica cresce fino a venti volte. Altri problemi per il Garda sono stati l’abbassamento del livello dell’acqua dovuto all’impiego di risorse idriche nelle attività agricole e industriali e in seguito ai recenti problemi di siccità. A minacciare il lago più grande d’Italia sono inoltre la cementificazione e la proliferazione dei porti sulla sponda di Verona.

Molto diversificata è poi la situazione dei quattro laghi della provincia di Roma, Bracciano, Martignano, Albano e Nemi.
Sul Lago di Bracciano il 25 per cento  dei prelievi effettuati segnala leggero inquinamento, dovuto a scarichi abusivi o di seconde case non collegate alla rete fognaria. È
 risultato leggermente inquinato il 50 per cento dei campioni analizzati (su un totale di 4) sul Lago di Martignano mentre è molto grave la situazione del Lago Albano, dove il 67 per cento dei prelievi sono risultati fuori dai limiti previsti dalla legge, a causa soprattutto del mancato completamento della fognatura circumlacuale, fondamentale per avviare a depurazione gli scarichi degli abitati che gravano sul bacino lacustre. Preoccupanti anche i risultati rilevati sul Lago di Nemi dove la metà delle analisi ha dato esito negativo.

È risultata invece sostanzialmente buona la qualità batteriologica del Trasimeno, dove solo il 25 per cento dei campioni era caratterizzato da un leggero inquinamento. I tecnici di Legambiente hanno però rilevato in diversi punti concentrazioni di ossigeno disciolto superiori alla norma con rilevante crescita di alghe e piante acquatiche, segno di un esteso fenomeno di eutrofizzazione dovuto, oltre che a cause naturali, probabilmente anche ad una eccessivo sversamento di nutrienti come fosforo e azoto dai terreni agricoli e al lento ricambio idrico del lago.

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Pubblicato il 09 Agosto 2006
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