Locarno, è il giorno di “Mare nero”

Dodicimila persone sabato sera in Piazza Grande per un film kazako. Attesa per il secondo film italiano in concorso di Roberta Torre con Luigi Lo Cascio

Giornata dedicata alle cinematografie spagnola e canadese, quella di sabato 5 agosto al Festival di Locarno, ma anche giornata di kolossal e con qualche indicazione anche per le principali competizioni.

Se l’attenzione della vigilia era attratta dal film scandalo “No body is Perfect”( Raphael Sibilla, Francia, Cineasti del presente, fuori concorso) il festival ha ritrovato presto il suo baricentro, dopo avere acquisito la certezza che non basta un contenuto scabroso per realizzare qualcosa di interessante e che non è sufficiente rompere i tabù e provare a parlare di sesso per dimostrare di esserne capaci.

La parentesi così aperta si è chiusa quindi rapidamente ma non tanto da salvare il debutto di “la rabia” ( di Oscar Càrdenas, stessa rassegna ma in concorso)  che ha vissuto la sua anteprima internazionale di fronte a meno di cento persone, metà delle quali peraltro hanno lasciato l’auditorium FEVI troppo presto per vedere il finale che giustifica e motiva tutta l’opera.

Il pubblico del FEVI era del resto reduce dalla proiezione di “Dies d’Agost” di Marc Recha accreditato, la vigilia, come possibile pretendente al pardo, e uscito con le ossa rotte dal confronto tanto con il pubblico quanto con la critica.

Chiusa la pagina delle delusioni il festival ha ripreso a marciare dritto nelle sue interessanti rassegne consentendo ai più mattinieri di vedere persino un interessante Rocky VI corto di 9 minuti di Aki Kaurismaki, una curiosa realizzazione di Oliviero Toscani (Bianca, 16 anni, play forward).

Nella competizione internazionale esordio del Quebequois Pierre Gang con Black eyed dog, film che riporta in Canada in concorso con un prodotto basato su un fatto di cronaca e sicuramente interessante che forse non vincerà il pardo ma che avanza una serissima candidatura al pardino per l’interpretazione femminile  della sorprendente Sonya Salomaa, nota finora solo per partecipazioni a serie tv.

Calato il buio però il festival ha riservato una delle sue tante sorprese, pochi infatti avrebbero predetto che un film in kazako con sottotitoli in tedesco e francese avrebbe avuto la forza di riempire Piazza Grande, tutt’altro che trainato dalla prospettiva del documentario previsto in seconda proiezione che, come secondo film, ha anche l’effetto di produrre l’incremento del costo del biglietto.

Tuttavia gli scettici hanno dovuto ricredersi a loro spese, visto che chiunque sia giunto in Piazza dopo le 21 non ha avuto altra scelta che “accomodarsi” su sedili di fortuna o su bordi di marciapiede divenuti brevemente tanto ambiti da scatenare litigi.. così il Festival ha visto, forse per la prima volta da “Don’t come Knocking” di Wim Wenders dell’anno scorso una Piazza Grande dove non si sarebbe veramente potuto lasciar cadere uno spillo senza colpire qualcuno.

Quando la Piazza è così gremita si stima che possa accogliere 12.000 persone, uno spettacolo in sé per chi è disposto ad affrontare l’inevitabile scomodità che ciò comporta.

Il pubblico ovviamente era pronto a farlo, così come si è reso disponibile al curioso esperimento voluto dai fotografi del Festival: prima di iniziare la proiezione il direttore ha chiesto cortesemente ai presenti di “mettersi in posa” per la foto di gruppo, per un minuto sullo schermo è stato proiettato un vuoto sfondo bianco, mentre il pubblico fingeva di seguire il film e i fotografi scattavano da più lati, poi il bianco dello schermo è scomparso e i quasi 7000 metri del monte Khan Tengri si sono stagliati di fronte alle Alpi a grandezza quasi naturale, tanto da pensare che le montagne nostrane ne potessero essere intimorite, il festival andava in Kazakhstan e prima di tornare avrebbe visto qualcosa di sinceramente sorprendente.

Domenica invece giornata ancora intensa per il cinema italiano: in concorso infatti è la volta del secondo film italiano “Mare nero” di Roberta Torre con Luigi lo Cascio. L’attesa pellicola nostrana racconta di un commissario di polizia che si fa troppo coinvolgere nelle sue indagini in un giro di prostitute d’alto bordo. Con la solita intrigante regia della Torre, un film che non potrà non far discutere.

Da sengalare per domenica anche A few Kilos of dates for a funeral dell’Iraniano Saman Salour, concorso cineasti del presente, in anteprima internazionale al FEVI alle 18:30; South of the south  di Tan Chui Mui, Malaysia 2006, per la rassegna open doors, cortometraggio che alle 16 e 15 all’”altra sala” apre una rassegna di corti dello stesso autore ma anche di altri realizzatorie di cinematografie molto diverse, raccomandato.
In Piazza Grande di scena invece la Germania con Die leben des Anderen , oggetto misterioso di Florian Henkel, che desta curiosità anche per il poco che è trapelato di questo Thriller psicologico centrato, a quanto pare, sullo scontro tra repressione e ribellione, non tanto nella DDR in cui è ambientato, quanto nell’animo stesso dei protagonisti.

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Pubblicato il 06 Agosto 2006
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