Dovevano arrivarne altri tre, ma ne è stato tolto uno.
Gli astronomi riuniti a Praga per l’«International Astronomical Union» hanno decretato il declassamento di Plutone (un diametro di 2276 chilometri) dalla rosa dei pianeti solari. Una decisione assunta non senza polemiche davanti alla marea di nuovi corpi celesti che avrebbero potuto rivendicare la prestigiosa collocazione.
Plutone, quindi, diventa uno dei qualsiasi corpi celesti che ruota attorno al sole all’etrema periferia del sistema, con il suo carico di ghiaccio e la sua elissi irregolare.
A scoprire Plutone nel 1930 fu l’americano Clyde Tombaugh, allora ventiquattrenne, l’unico statunitense ad aver segnalato un pianeta solare, dato che Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove e Saturno erano noti dall’antichità, Urano fu scoperto nel 1781 da William Herschel, tedesco inglesizzato, mentre nel 1846 il francese Urbain Le Verrier verificò la posizione di Nettuno, effettivamente trovato dal tedesco Johann Galle.
In effetti, la seduta si era aperta con ben altre prospettive. Gli scienziati dovevano valutare se promuovere altri tre corpi scoperti recentemente, così da portare a 12 il numero dei pianeti solari. Poi, però, gli scienziati hanno optato per la decisione più restrittiva a causa dello sviluppo della tecnologia che permette una contemplazione del cielo molto più precisa e l’individuazione di un numero crescente di corpi celesti.
La scoperta di una serie di “pianetini” oltre a Nettuno, un migliaio circa, molto simili a Plutone aveva messo, infatti, gli scienziati in grande imbarazzo. Soprattutto tre di loro, UB 313, Cerere e Caronte, avevano aperto il dibattito su cosa fare delle classificazioni.
La scelta finale, quindi, non poteva essere differente: il titolo di pianeta spetta a quei corpi che hanno una massa tale da dominare con la loro gravità lo spazio della loro orbita, ripulendola dagli oggetti minori: e questo non è il caso né di Cerere né di Plutone. Quindi Cerere non viene promosso e Plutone viene declassato, ma non bocciato del tutto, per lui è pronto il titolo di «pianeta nano».
La nuova mappa planetaria, con migliaia di pianetini tra Marte e Giove e migliaia di «pianeti nani» oltre Nettuno rispecchia i meccanismi con cui si è formato il sistema solare: i pianetini, o asteroidi, sono i resti di un pianeta roccioso che non si è formato a causa dell’influsso gravitazionale di Giove; i «pianeti nani», fatti in buona parte di ghiaccio, sono ciò che resta della nebulosa primordiale.
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