L’orrore davanti alla tv

I lettori di Varesenews ricordano il "loro" 11 settembre

ricordo quel giorno come fosse ieri e sono passati 5 anni, ero in ufficio e ricordo l’angoscia crescente con il passare delle ore, dalla prima notizia che sembrava quasi uno scherzo alla tragedia finale…e  ricordo molto bene il piper contro il Pirellone, io in viaggio da Roma sull’Eurostar, i telefoni che squillano la notizia che si diffonde un’atmosfera di guerra in Centrale e lo stesso senso di smarrimento già provato qualche tempo prima…
una preghiera
Marco

L’11 settembre 2001 ero in ufficio a Milano. Un martedì come tanti. Avevo cominciato la giornata lavorativa da poco. Suona il telefono. E’ mia madre che mi dice di accendere la radio. "Si è schiantato un aereo sulle World Trade Center… le torri gemelle…". Aveva una voce rotta dall’emozione. Le ho chiesto cos’è successo e mi ha detto che non si era capito se era un incidente o un attentato. Alla parola attentato ho fatto un salto di dieci anni indietro quando scoppio la prima guerra nel Golfo. Ho provato la stessa sensazione di paura insita nel mio animo e incapace di uscire con una qualsiasi espressione. Mi sono alzata e ho dato la notizia alle mie colleghe le quali, incredule, mi hanno semplicemente chiesto "Cosa sono le torri gemelle?".

Sono passati cinque anni e credo che ormai non ci sia più nessuno che non sappia cosa sia il WTC, bambini compresi. Tempo cinque minuti e ci siamo ritrovati tutti radunati intorno a un televisore che chissà da dove è spuntato. Quello che mi è rimasto in mente è il silenzio. Lo stesso silenzio di dieci anni prima, la stessa sensazione di impotenza. Poi ho chiamato il mio fidanzato di allora. Lui è un vigile del fuoco volontario, un volontario di protezione civile e un ex pilota di elicotteri. E’ stato in Kosovo e ha partecipato al soccorso degli eventi catastrofici in Italia negli ultimi venticinque anni. Quella sera siamo stati incollati al televisore senza dirci nulla. Sentivo la sua mano stringere la mia e cercavo di immaginare quello che provava. Guardava i vigili del fuoco americani e l’ho visto piangere. Guardavamo quelle macerie e non riuscivamo a immaginare cosa potessero provare le famiglie di quegli innocenti e cosa abbiano provato chi non è sopravvissuto e chi era lì vicino.

E’ inutile parlare di fanatismo religioso o quant’altro. Chi fa certe cose è solo un pazzo e non vi è religione o cultura che giustifichi certe azioni. In questi anni ho imparato come tanti a convivere con il terrorismo, parola che prima collegavo solo alle azioni mafiose in Italia. Nel 1990 si aveva paura ad andare nei paesi di religione musulmana. Oggi se vedi un gruppo di mediorientali sul tram ti domandi se hanno qualcosa in tasca. In questo il fanatismo è riuscito nell’intento di inculcare paura nella gente e razzismo generalizzato. Ma chiunque pensi di uccidere ogni forma di libertà degli esseri umani del mondo civile (sia esso occidentale che orientale) ha sbagliato pianeta. Oggi rimane un pensiero per chi non c’è più e un grazie infinito a tutti coloro che si sono rimboccati le maniche sotto qualsiasi forma di azione e, personalmente, un grazie ai vigili del fuoco di New York, esempio di eroismo umano.

(Elena)

Quel giorno sono rientrato a casa alle cinque del pomeriggio dal lavoro come faccio abitualmente.
Ho acceso la televisione per rilassarmi, dare un’occhiata al Televideo Rai per vedere quali notizie avessero caratterizzato un giorno che doveva essere e rimanere come tutti gli altri.
Purtroppo la mia attenzione è stata catalizzata dalle edizioni straordinarie dei vari telegiornali che si sono susseguite sino a notte inoltrata
All’inizio è stato difficile scindere la realtà dall’incubo.
Avrei voluto che tutto cio’ non fosse reale, ma fosse un brutto sogno.
Poi le immagini di morte e distruzione hanno assunto una connotazione concreta.
Posso solo dire che prima di quel maledetto giorno eravamo felici e non lo sapevamo.
Adesso la paura ha preso il sopravvento

(Luca)

In quella giornata ero in chiusura su una grossa operazione di acquisizione da parte di un fondo internazionale proprio a Varese. Quindi come sempre in questi casi, tutto il mio team, “il target” e il fondo lavoravano 24 ore al giorno per l’operazione che è una “questione di vita o di morte”.

Ad un certo punto sono entrato nella sala dove c’era il team del fondo di private equity e ho visto sullo schermo di un computer, collegato ad un sito di news, la torre fumante.

Tutti quanti noi eravamo increduli ed all’inizio abbiamo pensato ad uno scherzo di cattivo gusto. Poi mentre le ore passavano e nuove notizie arrivavano anche dai nostri uffici di New York abbiamo capito che purtroppo non era così. Alcuni miei colleghi di New York che erano nelle torri per un normale giorno di lavoro, alla sera non sono tornati a casa.

Qualche tempo dopo quando il piccolo aereo si è schiantanto nel Pirellone io ero proprio lì. I nostri uffici di Milano sono un palazzo che è a non più di 50 metri dal palazzo della regione. Detto oggi può suonare un poco stonato, ma in quel momento, per una decina di minuti o forse più, quando le vetrate del nostro palazzo si sono infrante per l’urto dell’aereo, il Pirellone fumava e un altro aereo girava sopra la stazione centrale (poi si è saputo che si trattava di un curioso), devo dire che l’immagine delle Twin Towers mi è tornata in mente; e non solo a me: via Pisani (lo stradone che dalla centrale va a piazza Repubblica) era affollato di persone che guardavano in alto, le segretarie del nostro ufficio che piangevano, i vigili che cercavano di dirigere il traffico….

(Ivan Spertini)

Avevo tredici anni..in auto con mio padre di ritorno da Morazzone e la radio (radio deejay) annunciava che un aereo aveva colpito le Twin Towers di New York..chi pensava ad una tragedia del genere?
Arriviamo a casa..accendiamo il televisore e capiamo realmente che da quel momento in mondo sarebbe cambiato..il giorno successivo a discutere a scuola di questo evento quasi irreale..

(Daniele Bertoni Dir.Giornale Studentesco IPSIA PONTI – Gallarate)

Sono Marco studente universitario ho 24 anni.
Il “mio” 11 settembre me lo ricordo così: ero a Milano per sostenere un esame, finito l’esame esco dall’aula e mi dirigo verso la metropolitana, correndo per non perdere il treno.
Mi accorgo di qualcosa di strano tra le persone, tutte avevano il cellulare in mano, ma non ci ho fatto tanto caso, siamo a Milano e tutti vivono con il cellulare all’orecchio.
Sceso dalla metropolitana, lì si invece mi accorgo che qualcosa non va….la banchina era piena di gente ma c’era un silenzio surreale. Mi avvicino alla linea gialla e guardo sugli schermi pubblicitari, non c’erano spot pubblicitari o musichette, ma una schermata blu con una scritta bianca “2 AEREI SI SONO SCHIANTATI CONTRO IL WORLD TRADE CENTER”. Immediatamente non ho pensato a un attacco terroristico, non mi è neanche passato per l’anticamera del cervello…

Uscito dalla metropolitana riaccendo il cellulare e subito vengo informato di quel che è successo, poi nel tragitto purtroppo vengo a sapere del resto…delle torri che collassano su se stesse, dell’attacco al pentagono e delle prime stime delle vittime. Arrivato a casa ho acceso la Tv e non mi sono più staccato per diverse ore, cercando notizie ovunque. I miei primi pensieri sono stati di incredulità, come è possibile che sia successo proprio in America? Poi le prime immagini delle persone sopravvissute mi hanno portato a pensare a quelle persone che non ce l’hanno fatta e a quelle che hanno perso la vita cercando di salvarne altre.

Il mio modo di pensare è sicuramente cambiato, prima vedevo questi attentati molto lontani da me, bastava non andare in vacanza in quei posti “pericolosi” e tutto andava bene. Dopo l’11 settembre non è più così, non vivo con la paura che un giorno possa accadere anche a me di essere coinvolto in un attentato, ma vivo ben cosciente che questo possa accadere, cosa che 5 anni fa non mi avrebbe neanche sfiorato. Questo è stato il “mio” 11 settembre, magari poco sentimentale o poco mediatico, ma sincero.

(Marco)

Mi ricordo quel giorno ero in macchina con la mia ex fidanzata a Castiglione Olona avevamo la radio accesa ed a un certo punto notiziario….il panico….perché…? Perché suo fratello era partito la mattina dell 11 sett da mxp destinazione new york perche’ lavorava come cameriere a Manattan ed in procinto di aprire con un altro socio un ristorante proprio in quella zona….andammo di corsa a casa per capire se era uno scherzo non riuscivamo a mettere bene a fuoco la situazione sembrava tutto cosi strano….pensavamo "no non puo essere successo","ma cosa sta succedendo" e poi il pensiero per suo fratello 30 anni un bel ragazzo non sapere dov’era se era salvo se stava bene…..insomma una giornata di panico pieno…poi verso sera arrivo’ la telefonata del fratello che ci avvisava che quando e’ successo quel casino loro erano a 2 ore di volo da New York e che furono dirottati verso Halifax in Canada….rimase li per altri 3 o 4 giorni piu’ o meno poi tornarono tutti a in Italia…Durante questi anni ho pensato che gli americani avessero ragione ma ultimamente grazie anche al boom di internet mi sono potuto documentare e mi sono accorto come del resto migliaia di persone che le cose non andarono proprio cosi…ci sono troppe cose che non tornano troppi lati oscuri di una vicenda cosi grave che ha scosso il mondo toccato le coscienze che impossibile che nel giro di pochi mesi il governo americano a messo tutto a tacere..ho visionato diversi documentari basati sui fatti di quel giorno con testimonianze filmati che mozzano il fiato…cose da non credere….l’areo sul pentagono che non c’e’ continue esplosioni dentro le torri il palazzo numero 7 che crolla cosi come se fosse di cartone….quella cosa attaccata sotto la pancia dell’aereo che colpi la torre sud…be’ signori voi lo sapete meglio di me come stanno le cose….se ci penso mi vengono i brividi……

(Dario, Varese)

Ce l’ho ben chiaro in testa, ero a Torino per un corso di formazione. La giornata era terminata e scendavamo per andare alla Stazione per prendere il treno e rientrare a Varese. Nella reception c’era la televisione accesa e passava quest’immagine terrificante della prima torre che esplodeva…. ma quale film stanno dando? Poi la persona ci ha spiegato che c’era stato un attentato alle Torri Gemelle a New York. Abbiamo passato il tempo del viaggio fino a Milano a fare congetture e a telefonare a qualcuno per capire cos’era successo, ECCO LA MIA ESPERIENZA

(Elisabetta)

11 Settembre 2001. Sembra ieri e invece, sono passati ormai 5 anni. 5 anni sono tanti, lo sono per un bambino che non vede l’ora di crescere, per un vecchio che spera che il tempo rallenti una volta tanto, ma non sono mai abbastanza, mai, per dimenticare un giorno così. Ricordo bene quel pomeriggio, erano circa le 15 e avevamo appena finito di mangiare. Mamma mi chiamò dal soggiorno dicendomi che un aereo era finito dentro un grattacielo a New York; era brutto da vedere ma, la serie infinita di film catastrofici che ci hanno abituati a vedere e quella sottile certezza si trattasse di un incidente, ci rilassavano. In fondo di cose così ne capitano tutti i giorni. Sono sicuro che tutti l’hanno pensato e proprio mentre tutti lo pensavano, mentre tutti rivedevano nella mente un film di Bruce Willis tutto sangue e demolizioni ecco spuntare un altro aereoplano. Si, l’abbiamo visto tutti in diretta quel secondo maledetto boeing schiantarsi contro 3000 americani in verticale. Da allora tutto è successo. Testimonianze globali di fratellanza, "tutti siamo americani" abbiamo ripetuto, alleanze atlantiche tra paesi di mondi diversi, abbiamo imprecato, pianto, ci siamo stretti attorno a una bandiera e Satana è stato dipinto col chador.

Quante cose sono cambiate. Col passare del tempo abbiamo avuto l’occasione di documentarci sul "popolo inferiore" come fu incautamente denominato, e l’abbiamo fatto? Cosa possiamo dire di sapere noi oggi del mondo islamico? Noi non sappiamo un bel niente di loro, sappiamo solo quello che ci viene detto, sappiamo solo che le donne portano il burka, gli uomini fanno i padroni e il loro e un mondo di costrizioni, e secondo noi è tutto qua. No, non è per niente finita la storia islamica, noi non sappiamo un bel niente di loro e loro invece? Loro sanno tantissime cose di noi e questo se non è preoccupante è quantomeno umiliante, ci toglie il diritto di controbattere, di reagire, perchè non sappiamo chi abbiamo di fronte e la paura che ci afferra è solo quella dei tanti fantasmi che perseguitano la nostra cultura. E’ stato troppo facile per noi dare un volto ai tanti problemi che ci affliggono, riassumere in una fede tutti i nostri guai. Già la fede, la nostra è una fede part-time, quanti di noi che ci definiamo "Cristiani" credono nella Bibbia? Quanti ci credono davvero? Noi non sappiamo nemmeno più tutte le parole dell’atto di dolore, ne sono sicuro, lo bisbigliamo in silenzio nel confessionale per non far vedere che non lo rammentiamo e loro? Loro invece ci credono! Il corano è per loro un codice civico e religioso ma soprattutto lo seguono e non credo ci sia musulmano sulla faccia della terra che non creda nel corano.

Le nostre guerre, quelle dei popoli, sono finte tanti anni fa. Ora le guerre le fanno i capi di stato e le religioni e la gente non ne vuole sapere niente, non gli interessa; passa quel lasso di tempo in cui la rabbia la fa da padrona e ognuno vorrebbe farsi giustizia da se, è lo stesso primordiale istinto che provoca i tanti omicidi che avvengono oggi, e poi? Poi passa tutto e ognuno si abitua, tutto cade nell’oblio e niente ha più il fervore di un tempo. Oggi le guerre continuano, sempre. Nessuno sa starsene al proprio posto, ognuno sente l’urgente bisogno di invadere, attaccare, portare la propria idea di "libertà" in posti che non gli competono. Sono passati 5 anni, il famoso Bin Laden non è stato trovato, abbiamo attaccato l’Iraq anzichè l’Arabia Saudita per scopi economici e ancora una volta siamo andati a farci i fatti degli altri, a governare altrove anzichè pensare a risolvere i nostri problemi, per quelli, forse ci vorrà un’altra guerra, convinti che serva a qualcosa.

(Giovanni Coviello, Salerno)

Beh, allora avevo solo 10 anni e quel fatto accaduto l’11 settembre inizialmente non mi scosse particolarmente… non avevo ben chiaro il concetto di terrorismo. Mi ricordo che stavo guardando la televisione, i miei cartoni animati che ero solita guardare tutti i pomeriggi… all’improvviso un’interruzione; un’edizione straordinaria del telegiornale. Giornalisti seri, preoccupati… immagini e video in bianco e nero che riportavano quasi in tempo reale l’accaduto… e non gli davo neanche importanza!
Ero arrabbiata con la televisione perchè aveva interrotto il mio programma preferito…!
Ma bastò aspettare qualche ora e con il rientro a casa dei miei genitori capii che quel che era successo non era da poco… e poi il giorno dopo a scuola… la maestra che affrontava molto cauta l’argomento… e fu lì che ebbi chiara la gravità del fatto e soprattutto di cosa si trattava, ovvero, il TERRORISMO. Se dovessi dare una definizione del terrorismo ad un bambino o ad una persona qualunque, direi subito che si tratta di una cosa ORRENDA ma mi fermerei qui… non saprei spiegarne i motivi e quant’altro… ma so PER CERTA che quel fatto mi ha segnata dentro senza che me ne rendessi conto. Il ricordo resterà sempre con me anche perchè è stato un fatto talmente grave che sarà impossibile scordarsi, e servirà a me, come a tanti altri, come insegnamento per la vita nei momenti in cui mi renderò conto di dare troppe cose per scontato.

(martina)

Avevo 16 anni l’11 settembre 2001..
Ora ne ho quasi 21 ma ricordo perfettamente ciò che provai quel pomeriggio.. Ero in Corso a Varese con una mia amica quando abbiamo notato un gruppo di persone affollarsi davanti ad un negozio che aveva televisori in vetrina che c’era all’inizio del corso.. Non si capiva bene cosa fosse successo.. C’era gente attonita che fissava quelle immagini, altra che parlava al telefonino senza comunque distogliere gli occhi dalle Torri Gemelle.. Ricordo che dalla mia spensieratezza dei 16 anni non capivo cosa stesse succedendo.. Improvvisamente però ho sentito il bisogno di andare a casa per capire meglio.. Ricordo che io e la mia amica ci siamo salutate ed ognuna è andata verso la propria televisione.. Arrivata a casa ho trovato mamma davanti alla televisione.. Papà che doveva esser al lavoro ed invece era accanto a lei.. Io non capivo.. Poi improvvisamente ho visto quelle torri sgretolarsi.. E i cronisti che cercavano di spiegare cosa fosse accaduto.. Non avevo ancora il collegamento ad internet quell’anno, l’unico mio mezzo di informazione era la tv.. e la tv era impazzita..ogni canale che giravo dava le stesse terribili immagini.. E’ questo ciò che ricordo del mio 11 SETTEMBRE 2001.. Poi ne sono arrivati altri di 11 settembre ma nulla è stato più come prima.. I primi giorni dopo l’attentato i miei genitori non mi facevano uscire di casa.. Mi chiedevano di evitare luoghi affollati.. E ancora ora ho paura..
COSA è CAMBIATO DA QUELL’11 SETTEMBRE? TUTTO
Sono cresciuta e con me è cresciuta la paura.. Tutte le volte che vado a Milano all’università e prendo treno e metropolitana penso a quelle persone che sono morte.. E poi a quelle morte a Madrid, a Londra e in tutti i luoghi dove hanno colpito i terroristi.. E ho paura.. tanta.. ho paura che possa succedere ancora.. Che possa succedere a me, nei luoghi che frequento..alle persone che conosco.. E ho paura..

(Gin)

Il ricordo è nitido, un giorno qualunque, in ufficio, quando arriva una notizia dalle radio che rimangono solitamente accese nei reparti produttivi. Subito abbiamo acceso il televisore degli uffici dirigenziali. Trasmettevano martellanti le poche immagini che al momento erano disponibili, ripetute, talmente scioccanti da sembrare finzione cinematografica.
Poi un susseguirsi di notizie, mentre increduli si cercava di ricominciare a lavorare, ma ancora notizie, ancora una volta piu allarmanti, un secondo aereo schiantato contro le torri . Incredulità , sbigottimento, senso di impotenza, sensazione che il mondo stava diventando piccolissimo, tutti uniti dalla paura.

Paura, perché capivamo che questi fatti potevano succedere a qualsiasi nazione, città, persona. Altre notizie, di un terzo aereo, ma confuse . In serata, tornando a casa, mi è sembrato di cogliere gli stessi sentimenti in tutti gli occhi che incrociavo, sentendomi veramente nulla davanti ad un avvenimento cosi feroce, così ingiusto, cosi insensato. Ricordo inoltre che la sera a casa , vedendo ancora quelle immagini che venivano trasmesse su tutti i canali, non riuscivo a far capire a mio figlio, che allora aveva solo 4 anni, come altri uomini avessero potuto arrivare a tanto.

(Roger)

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Pubblicato il 11 Settembre 2006
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