Lilian Bouttè: «New Orleans ha bisogno di voi»

Intervista alla cantante americana che, in questa settimana, si esibirà in diverse località sul lago Maggiore

Lillian Bouttè ha un’importante incarico che prima di lei aveva assunto uno dei più grandi musicisti afroamericani mai esistiti: Louis Armstrong. Lillian, come Sachmo, è stata nominata ambasciatrice di New Orleans nel Mondo. Un incarico che, dopo la terribile tragedia dell’uragano Katrina, ha assunto un importanza molto particolare. Gli organizzatori di uno dei maggiori festival europei dedicati alla musica nata sul delta del Missisipi, il Jazz Ascona, hanno pensato di invitarla a cantare in una serie di località sul Lago Maggiore: Angera, Stresa e Locarno. L’obiettivo di quest’iniziativa è quello di ricordare insieme il dramma dell’uragano, ma anche di affermare che, nonostante le devastazioni, l’inconfondibile vitalità e calore della musica non ha lasciato soli i cittadini della capitale della Louisiana.

Quanto è cambiato per te essere ambasciatrice di New Orleans dopo l’uragano Katrina?

La vita di tutti noi è stata trasformata. Prima il mio compito era quello di portare in giro per il mondo la musica della nostra città perché la gente venisse a visitarla. Oggi se i turisti venissero, non avrebbero un posto dove andare. L’uragano è stato devastante. Oggi il mio lavoro è ancora più importante perché ha lo scopo di aiutare New Orleans a trovare nuovi amici in tutto il mondo che l’aiutino a tornare alla sua incredibile vitalità.

Pensi che la musica possa essere d’aiuto in questo senso?Assolutamente si. Il jazz è il cuore della nostra città, è ciò che la resa così speciale, è l’unica cosa che ci potrà aiutare a superare la tragedia che ci ha colpito.

Dov’eri quando Katrina distrusse la città? Cosa ricordi di quei giorni?

Mi trovavo in Germania per dei concerti quando ebbi notizia delle devastazioni dell’uragano. Il mio pensiero andò subito a mia madre che insieme a 7 dei miei 10 fratelli era in città. La cosa più drammatica fu il fatto che non riuscì ad avere loro notizie per più di una settimana. Furono momenti terribili, mi ero rassegnata al fatto che fossero morti tutti quando seppi che erano stati trasferiti fuori città. La prima telefonata che ricevetti fu quella di un amico. Ciò mi disse prima di tutto fu: «Dobbiamo fare qualcosa per New Orleans». Da quel momento non ho mai smesso di impegnarmi per la città. È il nostro spirito: reagire subito di fronte alle difficoltà.

Hai visto il “Requiem” che Spike Lee ha girato nei giorni dell’uragano?

Si l’ho visto e mi è piaciuto molto perché è riuscito cogliere la vera essenza di quei giorni. D’altronde lui è stato uno di quelli che è andò subito sul posto per aiutare gli sfollati. Doveva fare solo una cosa: raccontare i sentimenti delle persone. Ci è riuscito in pieno raccogliendo le testimonianze più commoventi.

Qui in Europa la vostra musica è molto apprezzata. Gli organizzatori di Jazz Ascona sono tra maggiori promotori dell’inconfondibile sound di New Orleans, cosa ne pensi del loro lavoro e che rapporto hai instaurato con loro?

Sono stati veramente speciali perché hanno aperto le loro braccia e i loro cuori a noi. Abbiamo bisogno dell’aiuto di persone come loro per far tornare a vivere New Orleans

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Ottobre 2006
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