Magnano: «Alla Whirlpool do un bel sette»
Il coach biancorosso promuove il girone d'andata della sua squadra e avverte: "Prima di pensare alla Coppa concentriamoci sulla Climamio"
Con la vittoria di domenica scorsa la Whirlpool ha terminato il proprio girone di andata con un record di 10 vittorie e 7 sconfitte, utile per qualificarsi alla finale a otto di Coppa Italia. Un risultato che soddisfa coach Ruben Magnano, che alla fine dell’allenamento del martedì si intrattiene a lungo con Gianni Chiapparo (foto a lato) per poi riguadagnare gli spogliatori, sorridendo dopo aver visto i suoi ragazzi fischiare sui tiri liberi di Howell (foto in basso) per abituarlo al clima partita.
Coach, prima di tutto una curiosità: cosa vi dite con Chiapparo dopo gli allenamenti?
«Oggi niente di specifico, documenti da firmare. La nostra non è una riunione fissa, però è bello e utile fermarsi subito dopo aver lasciato il campo. Si possono così verificare alcune cose a caldo, parlare della situazione. Ritengo che siano chiacchierate utili per migliorare la nostra organizzazione interna, sia della squadra che della società».
Il girone di andata è archiviato: che voto e che giudizio dà a questa Whirlpool?
«Direi un bel sette. La nostra prestazione nel complesso è stata buona. Poi la mia idea è quella che i miglioramenti siano sempre necessari. Il gruppo, la squadra, i singoli giocatori non devono mai smettere di crescere».
Come si fa a mantenere alta la concentrazione per due settimane intere, dalla partita con la Vidivici alla Final Eihght?
«Semplice, il periodo programmato è di soli sette giorni. Dal lunedì dopo la vittoria con la Virtus fino al dopo partita di Varese-Climamio; inutile fare programmi più lunghi. Mettiamoci bene in testa che quella con la Fortitudo sarà una gara dura, contro un gruppo di qualità: non è assolutamente una tappa intermedia che precede la Coppa Italia. Il messaggio per i miei giocatori è uno solo: pensiamo alla Climamio».
In tema di bilanci si può dire che, a sei mesi dal suo ingaggio, Giacomo Galanda sia il pilastro principale di questa squadra?«Per me quello di Galanda è stato un acquisto molto importante, sia come giocatore sia come persona. Io preferisco non parlare del singolo perché il concetto di squadra è più importante: ci sono grandissimi giocatori che non hanno mai vinto perché non sono riusciti a calarsi nel gruppo. Ecco: il nostro spogliatoio sa chi è e che cosa può dare Galanda (foto a lato: www.simoneraso.com) alla squadra. E ciò fa accrescere la qualità di tutti: lui è un punto di riferimento fondamentale».
Se Gek è un pilastro "istituzionale", Delonte Holland rimane l’uomo di maggior talento. Secondo lei, fino a dove può arrivare?
«Delonte deve capire tutti gli aspetti della pallacanestro, perché può diventare davvero un grande giocatore. L’ultima partita è stata un esempio in questo senso: ha servito cinque assist ai compagni senza giustamente rinunciare ai suoi tiri. Questa volta ha avuto basse percentuali, ma non importa: quel che conta è il suo gioco complessivo. È giovane, ha molti margini, sta giocando a buon livello in Europa. La storia recente dimostra che chi fa questo percorso può toccare alte quote anche in Nba: lui può percorrere questa strada senz’altro».
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