Regione: approvata la legge quadro sulla caccia

La nuova disciplina ha ottenuto il via libera dal consiglio regionale. Voto contrario di Verdi, Ds, Rifondazione e Comunisti italiani

Via libera oggi in Consiglio regionale alla legge quadro sulla caccia e ad un’altra legge sulla cattura di richiami vivi. «Con l’obiettivo – ha detto il  relatore del provvedimento Carlo Saffioti (FI), presidente della Commissione “Attività produttive”- di fissare paletti certi e dare garanzie reali agli oltre centomila cacciatori lombardi ogni anno solitamente costretti ad attendere sul filo di lana il via libera alla pratica venatoria stagionale».

Hanno votato a favore Forza Italia, Lega Nord, Alleanza Nazionale e Udc, a cui si è aggiunto il voto favorevole del capogruppo della Margherita, Guido Galperti. Alla decisione si sono astenuti alcuni consiglieri dei Democratici di Sinistra mentre il "no" è arrivato da Verdi, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Unione, alcuni esponenti dei Democratici di Sinistra e Silvia Ferretto.

«Con questi provvedimenti – ha annunciato nel suo intervento in aula Saffioti vogliamo tutelare e salvaguardare ulteriormente chi continua a praticare una tradizione consolidata e tra le più antiche del territorio lombardo, mettendo per tempo l’attività venatoria al riparo dai ricorsi al Tar che ogni anno le associazioni anticaccia puntualmente presentano. Senza dimenticare che la categoria dei cacciatori, spesso ingiustamente criminalizzata e ghettizzata, contribuisce in misura notevole, con le tasse versate, agli interventi di tutela dell’ambiente. Questa legge – ha concluso Saffioti– nei suoi principi generali è rispettosa delle normative europee e italiane, e assume quindi carattere di piena legittimità».

La nuova disciplina stabilisce che possono essere cacciabili tutte le specie selvatiche non rientranti tra quelle a rischio, rinviando ad apposita legge regionale da approvare annualmente solo la definizione delle quantità e delle specie cacciabili per la stagione venatoria successiva. Prima di adottare qualsiasi provvedimento, la Regione deve comunque acquisire il parere scientifico dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) o altro istituto faunistico riconosciuto a livello regionale. La Giunta regionale può inoltre sospendere l’attività venatoria in presenza di comprovate situazioni di pericolo per le specie interessate.

Il Consiglio regionale deve approvare con legge, entro il 15 giugno di ogni anno, il piano elaborato dalla Giunta regionale per la caccia. Sono autorizzati i cacciatori residenti in Lombardia che hanno acquisito l’opzione ad esercitare la forma di caccia da appostamento fisso e quelli che, avendo scelto la caccia in forma vagante, ne abbiano fatto richiesta entro il 15 marzo di ogni anno. Gli esemplari cacciati devono essere annotati sul tesserino venatorio, che deve essere restituito alle province competenti entro il 31 marzo di ogni anno. Le province provvedono quindi entro il 15 maggio a inviare alla Regione i dati riassuntivi sul numero degli esemplari cacciati. Le specie cacciabili, il prelievo massimo giornaliero e stagionale per ciascun cacciatore e il periodo in cui è autorizzata la caccia, vengono annualmente fissati dal piano regionale.

Al fine di prevenire gravi danni alle colture agricole, un piano analogo e con le stesse modalità viene ogni anno determinato anche per gli esemplari appartenenti alle specie passero d’Italia, passera mattugia e storno. Da ultimo, viene autorizzato l’uso di richiami vivi appartenenti alle specie cacciabili.

«Questa legge -ha commentato in aula il Capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi– è una furbata che cerca di sfidare e aggirare i Tribunali amministrativi e l’Unione europea": Pronta la risposta di Giosuè Frosio (LN): "La legge lombarda non è contro l’Unione europea, mentre il decreto del ministro Pecoraro Scanio era contro le autonomie locali. Infatti il decreto è poi decaduto, mentre l’attività venatoria prosegue ininterrotta da secoli».

Per regolamentare il rifornimento dei richiami vivi, il parlamento lombardo ha approvato oggi un’altra legge (relatore Giosuè Frosio – LN), che prevede l’obbligo per il Consiglio regionale di approvare ogni anno entro il mese di giugno il piano regionale che individua gli impianti abilitati e il numero massimo dei richiami vivi. Gli impianti di cattura vengono ripartititi sul territorio delle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Mantova, Milano e Varese: la provincia di Lecco è tenuta a fornire i richiami ai cacciatori della provincia di Sondrio. Le catture possono essere effettuate dalla terza decade di settembre alla quarta decade di dicembre.

La Regione Lombardia, al fine di incentivare l’attività di allevamento di uccelli utilizzabili come richiami vivi, finanzierà con apposite convenzioni specifici progetti di allevamento proposti dalle associazioni ornitologiche riconosciute a livello regionale e nazionale.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Gennaio 2007
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