Magnano: “Degli arbitri non parlo”

Il coach evita discorsi pesanti: "Ho perso così una finale mondiale. Bravi i ragazzi a non arrendersi mai"

La delusione c’è, ed è cocente. Aver inseguito per tutto il match, sfiorando il colpaccio in extremis brucia molto, a Magnano in primis. Ma il tecnico della Whirlpool è soddisfatto dalla prestazione dei suoi, giunta al termine di un match in cui i suoi ragazzi hanno lottato dal primo al quarantesimo minuto: «Sono contento perché i miei ragazzi non hanno mai abbassato le braccia, arrivando a un possesso dalla vittoria: questa è la virtù più grande che abbiamo. Sapevamo benissimo che sarebbe stata dura, abbiamo saputo soffrire e alla fine Milano ha vinto perché ha sbagliato meno nei momenti più importanti».

Nei venti minuti iniziali Varese ha subito la devastante forza fisica dei lunghi avversari, Watson su tutti, come sottolinea lo stesso Magnano: «Il primo tempo ci ha visti soffrire molto il gioco interiore di Milano, che ha realizzato 31 punti in nell’area colorata. Quando nella ripresa siamo riusciti a controllare questa situazione, abbiamo subito recuperato. Nei prossimi due giorni cercheremo di lavorare per migliorare ancora, cosa che faranno sicuramente anche loro». Difficile dire quale sia stato il fattore che ha fatto pendere la bilancia dalla parte di Milano: si potrebbe dire l’arbitraggio, qualche tiro facile non sfruttato a dovere, o anche il mancato apporto di Galanda. Il tecnico argentino preferisce però glissare, facendo un’analisi più generale: «Non è una sola palla che può risultare decisiva. Sì, abbiamo fatto qualche errore, ma alla fine siamo arrivati comunque a giocarci il match fino alla fine. Non mi piace parlare di arbitri: ho evitato di farlo persino quando ho perso la finale dei mondiali 2002 (la Serbia battè l’Argentina per una decisione scandalosa allo scadere, ndr), non lo farò di certo stasera. Per quanto riguarda Jack, i suoi tre falli all’inizio l’hanno fatto uscire di partita, soprattutto dal punto di vista psicologico. Peccato, perché il suo gioco avrebbe liberato spazio per i suoi compagni».

Paradossalmente, è il coach uscito vincitore il più deluso in questa serata milanese. Sasha Djordjevic porta a casa un successo che vale oro, ma non può certo essere felice per l’andamento di gara 1: «L’importante è vincere e portarsi in vantaggio in questa serie, che sarà senza dubbio molto dura. I finali di partita però li abbiamo sempre giocati in maniera diversa: questa è la prima volta che non siamo riusciti a gestire con esperienza gli ultimi minuti. Non sono preoccupato, però sicuramente ho visto qualcosa che non mi è piaciuto e cercherò di lavorarci sopra, parlandoci sopra più che lavorando sul campo». A chi gli chiede cosa non gli è piaciuto, il tecnico serbo è categorico: «Abbiamo buttato via alcuni palloni che una squadra come la nostra non può assolutamente permettersi di perdere. Siamo scesi in campo con intelligenza per trenta minuti, poi quel finale sciagurato: la concentrazione è importante nei finali di gara. Su alcuni palloni però sono stati bravi loro ad anticiparci. Varese ha mostrato tanta voglia di vincere, e nel finale si è vista. Potevamo chiudere prima il match: a un minuto e dieci dalla fine avevamo sei punti di vantaggio, ma abbiamo lasciato un tiro dall’angolo a Keys che ha riaperto la gara».

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, Djordjevic riconosce la grande partita di Holland, e fa i complimenti a Schultze: «Abbiamo avuto difficoltà nel contenere Holland, che coi suoi mezzi e le sue qualità in partite del genere si esalta, poi nel secondo tempo siamo riusciti a limitarlo un po’ nel secondo tempo. Le bombe di Sven, la sua sicurezza e voglia di vincere ci hanno portato avanti: questo è quello che ci vuole sul campo, la pallacanestro si gioca solo così».

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Pubblicato il 16 Maggio 2007
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