Pronti per una seconda vita?
Un pomeriggio dedicato a Second Life fenomeno di tendenza del momento. In piazza Monte Grappa collegamento wi-fi gratuito e un incontro con il giornalista Mario Gerosa, esperto di mondi virtuali e autore del libro "Second Life" Gerosa
Chi non vorrebbe avere una seconda vita? Oggi si puo’, grazie a Second life. Un milione di italiani hanno deciso di prendere casa in questa terra virtuale, fatta di bit e pixel. Politici, imprenditori, artisti e tanta gente normale. Ciascuno con il suo avatar, una sorta di alter ego o seconda identità, e con uno spazio progettato secondo i propri gusti.
Amor di libro oggi, sabato 26 maggio, a partire dalle 15, dedicherà un intero pomeriggio al nuovo mondo virtuale. Nella tensostruttura di Piazza Monte Grappa interverrà il giornalista Mario Gerosa, autore del libro “Second life” (Meltemi Editore), introdurrà Leandro Leeander Agrò, interaction designer e fondatore di Idearium.
Per tutta la giornata (e fino alla fine di Amor di libro), grazie a Eolo (progetto wi-fi del provider Ngi), Circom, ideatori dell’evento, Videosuono e Unixmedia (fornitrici di hardware e software per l’hot spot) sarà possibile navigare gratis in internet in tutta piazza Monte Grappa.
Gerosa , quando deve spiegare alla gente che cosa è Second life, come lo definisce?
«È un mondo virtuale che esiste, formato da una comunità di persone che cerca di cambiare pelle»
In genere si tende o a esaltare o a demonizzare tutto ciò che propone internet , succede anche per Second life?
«Sì, anche se prevalgono i giudizi positivi».
È vero che si possono fare business interessanti, che alcune società , come Gabetti o Calvin Klein, hanno scelto Second life perché vedono prospettive di guadagno?
«Diciamo che si possono fare due tipi di business: l’artista che crea e vende le sue opere su Second life, oppure proporre servizi alle società. Nelle imprese c’è fame di progetti nuovi, capaci di portare innovazione. Comunque, non bisogna mai dimenticare che dietro gli avatar ci sono sempre delle persone reali e se si è mediocri nella vita reale, Second life non fa miracoli».
Avendo a disposizione una seconda vita si potrebbe anche bluffare. Ad esempio, nella realtà sono una multinazionale che non rispetta i diritti dei lavoratori nel Sud del Mondo e nella seconda esistenza virtuale posso diventare un avatar santo.
«È vero, ma i residenti di Second life, quelli che ne sfruttano veramente le potenzialità e fanno tendenza, sono un’élite molto critica e scoprirebbero la truffa. È già successo».
Se è solo un’élite, quella che sfrutta le potenzialità del mezzo, il resto cos’è?
«Vede, non basta dare una chance di una seconda vita a una persona perché questa la sfrutti. Occorre fantasia, capacità di inventare, coraggio innovativo. La maggior parte della gente riproduce il suo microcosmo quotidiano: un salotto, un tavolo, una cucina e basta. Mancano i contenuti».
Anche Antonio Di Pietro è stato tra i primi a politici a crearsi un Avatar. Ha riproposto il suo partito in versione virtuale?
«No, è stato geniale. Il suo avatar ha costruito una pagoda ed è un’altra persona».
Ma su Second life si trova vera arte?
«Sì, e sarebbe ora che la critica se ne accorgesse. Ad esempio, ci sono artisti che fanno parte di un movimento detto impressionismo digitale. Ci sono molti architetti interessanti».
Second life rappresenta in questo momento la massima espressione della Rete?
«È un passaggio fondamentale, ma non definitivo. Stiamo andando verso un’integrazione di tutte le piattaforme di comunicazione».
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