Alitalia, i lavoratori aspettano la “mazzata”
In attesa della decisione del Governo sul futuro della compagnia di bandiera, in aeroporto si fanno i calcoli di tagli e ripercussioni sui livelli occupazionali
A Malpensa in tanti attendono le decisioni del Governo sul futuro di Alitalia. L’ipotesi che la compagnia di bandiera sia assorbita nell’alleanza AirFrance-Klm, già approvata dal consiglio di amministrazione, sembra la più probabile, se non addirittura certa. C’è addirittura chi sostiene che il piano industriale firmato da Maurizio Prato, presidente e amministratore delegato di Alitalia, sia stato “suggerito” direttamente dai francesi, che quindi stanno ponendo le basi per l’atterraggio nella brughiera da tempo. L’arrivo di AirFrance vorrebbe dire la fine dell’avventura hub di Malpensa: già il piano-Prato prevede il taglio di 134 voli cosiddetti di federaggio, vale a dire quelli che da aeroporti che non hanno collegamenti intercontinentali si raccolgono nello scalo che quei voli li ha. In pratica con il piano Prato (accettato dai francesi), i voli intercontinentali da Malpensa non ci saranno praticamente più (ne dovrebbero restare tre, New York, San Paolo e Tokio, da gennaio sarà infatti chiuso anche il redditizio Shangai) e di conseguenza non ci saranno più nemmeno quelli di federaggio, con tutte le conseguenze del caso: il catering non servirebbe più a Malpensa, o almeno non ai livelli odierni, tant’è che già alcune aziende, Lsg in testa, hanno bussato ai sindacati per annunciare tagli in serie. Stesso discorso si può fare per Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi: i numeri in questi mesi sono volati, c’è chi dice che saranno lasciate a casa 3 mila persone, chi spara di più, chi di meno. E poi ci sono i dipendenti di Az Servizi, che stando alle prime dichiarazioni del numero uno di AirFrance Jaen-Cyril Spinetta non servirebbero alla compagnia francese, dato che la controllata Klm è una delle più grandi e migliori fornitrici di questo tipo di servizi. Infine, ultimo ma non ultimo, l’indotto: attorno all’hub di Malpensa ruotano migliaia di attività, dal commercio ad un elevato numero di ditte di terziario e logistica, che senza i grandi numeri che lo scalo fa adesso sarebbero ridimensionate se non letteralmente spazzate via. I sindacati vigilano, sono pronti a tirare fuori le unghie per difendere l’occupazione, ma sono ben consapevoli che un sacrificio dovrà essere fatto, qualsiasi sarà la scelta del Governo per il futuro di Alitalia. Lo stesso vale per i politici lombardi, ultimo in ordine di tempo Daniele Marantelli, che ha ricordato come a rischiare siano non solo l’economia del nord, ma soprattutto migliaia di famiglie e lavoratori. Intanto le voci corrono: pare che tra le destinazioni servite da Malpensa, anche rotte chiave come Berlino, Londra, Barcellona e Madrid verranno ridimensionate o tagliate, per essere spostate a Linate o a Roma (Los Angeles, per esempio). Non esattamente in linea con le promesse dei francesi, quindi. Infine, c’è la situazione economica di Sea e i debiti che Alitalia ha con la società di gestione e con le altre compagnie: si vocifera che siano pronte istanze di pignoramento, un’altra gatta da pelare per chi assumerà il controllo di Alitalia.
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