Basta con la politica dei Tafazzi
Si esulta per una tratta di ferrovia, l'Arcisate-Stabio, attesa da 50 anni. Ma c'è poco da esultare
Roma finanzia la linea ferroviaria Arcisate-Stabio: una notizia che avrebbe dell’incredibile se non si trattasse semplicemente dello sbocco naturale di una pratica che, partendo dall’idea primigenia del progetto, ha iter antico e che, trattandosi di treni, per numero di fermate e ritardi batte il record dei più scassati accelerati d’Italia. Tra i quali troviamo quelli delle linee Varese- Milano.
I mass media danno l’annuncio del miracolo e puntuali arrivano le rivendicazioni dei meriti: quasi un coro questa volta, ma occorre ricordare che in effetti sono stati in molti e su più versanti a occuparsi del problema. C’è da rilevare semmai il silenzio dell’Unione Industriali che negli Anni 90 rilanciò la realizzazione della Varese – Stabio seguendola poi con attenzione sino a oggi. Impensabile che si tratti di un silenzio polemico: è gente concreta che, raggiunto un obiettivo, guarda subito a un altro; forse la pensa come la maggior parte dei cittadini: c’è poco da festeggiare se per recuperare un vecchio percorso ferroviario occorrono decenni.
Dal momento che è possibile il ritorno alle urne per risolvere la crisi del governo nazionale la notizia del finanziamento della Arcisate- Stabio potrebbe forse stimolare i varesini a un impegno politico più consapevole dopo mezzo secolo di delega distratta, di acquiescenza a dir poco bovina nei confronti di un notevole numero di deputati e senatori che, eletti a furor di voti, una volta approdati a Roma hanno coltivato in chiave nazionale gli interessi del partito o della coalizione, mai avendo reale attenzione al nostro territorio.
La stessa Lega Nord su questo fronte ha fallito clamorosamente, ha tradito le aspettative, infatti non ha risolto i grandi problemi locali del Varesotto; poche le eccezioni al disimpegno: un aiuto all’Università per iniziativa personale di Umberto Bossi e interventi di appoggio ad alcune iniziative della Lega che lavora, in particolare quella della Provincia.
Il ritorno alle urne rappresenta l’occasione di riscatto per un elettorato al quale non chiedo di cambiare bandiera, ma di non dare più stancamente il consenso, di pretendere da partiti e candidati un compito preciso, quello di ridare dignità a una comunità che è vincente nel mondo del lavoro, ma che davanti alla questione della rappresentatività politica, del " fare" per il nostro territorio, fermo da alcuni decenni, inspiegabilmente continua essere abulica, distaccata, di fatto interprete della parte del Tafazzi, mitico personaggio televisivo che irrompeva sulla scena dandosi robuste randellate sui genitali.
Ai candidati si dovrà chiedere un’ attività mirata anche ai problemi di casa, ai partiti di rinnovarsi con liste presentabili, che siano espressione del territorio, non il risultato davvero triste di imposizioni dei potenti di Roma o di Arcore. Saronno e Luino troppo hanno subito in passato e la stessa Varese, al di fuori della Lega, non conta più nulla.
È ora di dare un calcio alla cultura del Tafazzi: non solo è ridicola, ma fa anche danni. Enormi. Se ne sono accorti gli elettori varesini?
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