Rosati si presenta: niente proclami, tanto lavoro
Prima uscita pubblica del nuovo presidente del Varese. «Porte aperte a chi mi vuole affiancare. Il vivaio? Le proprie risorse non vanno sprecate»
A chi lo incalza sperando di sentire obiettivi altisonanti, Antonio Rosati risponde in modo semplice. «Prima ci salviamo, poi puntiamo a fare sempre meglio. Per adesso, iniziamo a lavorare». Il nuovo presidente del Varese evita proclami, quegli stessi proclami che nella medesima sala matrimoni di Palazzo Estense vennero sparati ai quattro venti da Stefano Tacconi sotto l’era Turri finendo a rotoli pochi mesi più avanti.
Rosati preferisce la misura: il suo verbo, ripetuto sia nell’incontro ufficiale sia nella chiacchierata successiva è uno solo: «Sono un aziendalista: credo che ognuno all’interno di una società abbia dei ruoli da mantenere per far crescere tutto l’ambiente. Faccio così nel lavoro, mi ripeterò nello sport: non aspettatevi un presidente mangia-allenatori o una persona che vuole imporre questo o quel giocatore. Questo spetta al direttore sportivo, io devo sostenere gli oneri della squadra confrontandomi con gli altri dirigenti». Insomma Rosati, 39 anni, una moglie e due figli, predica equilibrio e mostra tranquillità nella sua primissima giornata varesina, illuminata dalla visita ai Giardini Estensi e riempita dall’incontro con il sindaco Fontana, poi accanto a lui durante la presentazione ufficiale.
Ai ringraziamenti del primo cittadino, il nuovo patròn spiega la propria richiesta: «Ho saputo che ci sono diverse persone disposte a dare una mano al club: mi fa piacere e voglio dire che le porte sono aperte. Da domani sarò al lavoro per incontrare chi vorrà affiancarci e chiedo al sindaco di fare da tramite con loro». Il riferimento è al gruppo che fa capo a Claudio Milanese e allo sponsor DiVetture che dovrebbero portare un contributo alle casse del Varese, mentre è praticamente certo che a Rosati arriverà l’appoggio dell’ingegner Fogliata, visti i buoni rapporti già in atto tra i due.
Se di proclami non ne arrivano, Rosati non manca però di piazzare qualche paletto sicuro. Il primo riguarda Luca Sogliano, formalmente in attesa di definire il rapporto con il nuovo "diretto superiore", ma pressoché certo del ruolo di numero uno operativo in via Bolchini. Un incarico che tempo fa era stato pensato per lo Spezia (obiettivo sfumato di Rosati alcuni mesi fa) e che ora si concretizza al Franco Ossola. «In una decina di giorno definiremo i quadri societari, per la rosa naturalmente ci vorrà un po’ di più».
Un altra certezza riguarda il settore giovanile: «L’ho detto, sono un aziendalista. Le risorse interne non devono mai essere lasciate indietro: nella mia attività gli attuali manager sono tutti cresciuti all’interno delle aziende. Lo stesso penso che possa valere per lo sport».
Minuto dopo minuto, l’incontro con il neo-presidente assume toni più amichevoli, quasi scherzosi: «Se ho giocato a calcio? Sì, libero, ma non ero proprio capace: meglio amministrare una società». E a chi gli chiede perché, a quasi 40 anni, ha deciso di mettersi alla guida di un club pallonaro, Rosati risponde così: «Se non lo faccio ora, non lo faccio più. Ho avuto una breve ma gradevole esperienza a Vercelli ma solo da consigliere; adesso ho deciso di impegnarmi in prima persona. È la prima volta, sarete un po’ le mie cavie – scherza di nuovo – ma ci teniamo a fare bene». Nei prossimi giorni quindi arriveranno i primi responsi: per adesso il popolo del web ha levato una voce unanime, a leggere i commenti arrivati a Varesenews: «In bocca al lupo, presidente».
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