La Cgil protesta in trasferta. «Non siamo dei signor no»

I mondiali di ciclismo costringono la Camera del lavoro ad organizzare a Legnano il presidio del 27 settembre. Aumenta la mobilità tra i lavoratori. A Malpensa in ventimila rischiano il posto di lavoro

La Cgil, suo malgrado, è sul banco degli imputati per la crisi di Alitalia. Ormai è il capro espiatorio ad honorem di ogni nefandezza contrattuale “volante”, «il signor no» di tutti gli accordi di aria, di mare e di terra. «Il manganello mediatico» inizia a far venire fuori i lividi anche sulla pelle coriacea dei sindacalisti della Camera del lavoro di Varese. «Nella crisi di Alitalia e Malpensa le rsu del territorio hanno dato un contributo notevole alle trattative – dice Franco Stasi, segretario provinciale della Cgil – e nel definire ammortizzatori sociali omogenei per tutti. Ricordiamo che ventimila lavoratori dell’hub della brughiera, tra addetti alle pulizie, catering e quant’altro, rischiano il posto e non per colpa nostra».
(foto da sinistra: Gian Marco Martignoni, Franco Stasi, Umberto Colombo)

I mondiali di ciclismo in corso hanno costretto la Cgil di Varese ad andare in trasferta a Legnano (piazza San Magno dalle 9 alle 13) per il presidio che si terrà venerdì 27 settembre in tutte le piazze d’Italia.  «La mobilitazione è contro la manovra fiscale e sociale del governo, non contro gli alleati Cisl e Uil – continua Stasi – . Noi abbiamo fatto proposte unitarie al governo, perché il nostro territorio risente di una crisi pesante. Nella sola Lombardia negli ultimi sei mesi il numero dei lavoratori in mobilità è cresciuto del 28 per cento».

I vertici della camera del lavoro di Varese contestano anche l’attacco al settore pubblico, perché il pericolo è che passi solo il messaggio dei fannulloni senza che si ricordi quanti da molti anni lavorano nelle pubbliche amministrazioni con contratti da precari. «Il protocollo sul welfare votato l’anno scorso da milioni di lavoratori e pensionati era un primo passaggio importante. Oggi si torna indietro, la gente fa fatica a tirare la fine del mese e da una serie di indagini svolte nei supermercati viene fuori che le famiglie non arrivano alla terza settimana e fanno la spesa grossa solo nei primi 15 giorni. Stiamo parlando del ceto medio italiano».

Per la Cgil essere sotto attacco non è una sensazione, bensì una certezza: tutti i fronti sono aperti, dalla contrattazione di secondo livello alla difesa dei valori costituzionali, dagli ammortizzatori sociali alla questione salariale. Si è messo infatti in discussione l’intero universo delle conquiste sindacali e l’organizzazione di Epifani ha poco margine di manovra. Da una parte sconta una crisi interna dovuta allo scollamento con la rappresentatività politica (è sufficiente ricordare la polemica dei lavoratori iscritti alla Fiom con in tasca la tessera della Lega Nord), dall’altra c’è un governo che tenta di isolarla nelle trattative, minando l’unità sindacale e affibbiandole il ruolo di guastafeste perenne. «Siamo consapevoli di questa situazione – conclude Stasi- . Sul piano della contrattazione bisogna allargare il tavolo, aumentare la contrattazione di secondo livello e non appiattirsi sul documento di Confindustria. Sul piano dei valori, insieme all’Anpi, abbiamo organizzato una serie di assemblee straordinarie nei luoghi di lavoro che saranno tenute da costituzionalisti e storici».

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Pubblicato il 23 Settembre 2008
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