Pro Patria, i calciatori minacciano lo sciopero
Dopo le dichiarazioni del presidente Zoppo a Crema e i controlli della Finanza nella sede biancoblu il capitano Anania ha convocato una conferenza stampa. "Mancano soldi, i nostri compagni più giovani hanno l'acqua alla gola"
Dopo la sconfitta sul campo del Pergocrema che ha tolto momentaneamente il primato ai Tigrotti, in casa Pro Patria torna la bufera intorno alla gestione della società.
Stamattina nella sede del club in via Ca’ Bianca si sarebbe presentata la Guardia di Finanza per alcuni controlli e ciò, unito alle rassicurazioni del presidente Zoppo dopo il match di Crema, ha suscitato una risposta da parte dei giocatori che hanno convocato una conferenza stampa allo "Speroni". Davanti ai giornalisti si sono presentati una decina di tigrotti, apparsi preoccupati ma anche molto uniti e decisi a farsi sentire.
A parlare per i compagni sono stati capitan Luca Anania, Domenico Cristiano ed Enrico Morello, con Fabrizio Melara ed altri ancora, che hanno sottolineato che i giocatori sono ormai in difficoltà economica, tanto che i ragazzi più giovani sono «con l’acqua alla gola». Un problema che si allarga quando i proprietari degli appartamenti nei quali vivono i calciatori chiedono direttamente lumi agli atleti sui mancati pagamenti degli affitti. Un quadro molto difficile che potrebbe addirittura preludere a uno sciopero in occasione della partita di domenica prossima contro il Venezia. Una decisione estrema, prima della quale verrebbero consultati tutti i compagni e lo stesso tecnico Franco Lerda.
Situazione insomma tesissima. Già con il morale basso per l’inopinata battuta d’arresto di ieri sera e per le lungaggini della trattativa sul futuro della società biancoblu, i giocatori si sono presentati questa mattina all’allenamento. «Abbiamo saputo della visita della Guardia di Finanza, cosa che ha accresciuto la nostra preoccupazione». Da qui la decisione di convocare la stampa. «Viene il momento in cui bisogna tirare fuori gli attributi» dirà Anania (nella foto), assuntosi da capitano e da "veterano" tigrotto (dopo soli due anni, ma in una squadra completamente ricostruita) la responsabilità maggiore. «Il presidente Zoppo ieri sera a Crema dichiarava che "è tutto a posto" e che proseguirà per la sua strada. Ma non è affatto tutto a posto, è un mese e mezzo che andiamo avanti così, siamo stufi e vogliamo chiarezza». Una richiesta, quella della chiarezza, su cui insiste Cristiano: «Basta chiacchiere, vogliamo fatti. Siamo un gruppo unito, abbiamo creduto alle parole ma ora penseremo a tutelarci, anche assumendo iniziative». Fra queste quella annunciata, eventuale e da confermare perchè molto seria per le implicazioni, di rifiutarsi di scendere in campo domenica. Sarebbe un vero e proprio sciopero, e costerebbe una sconfitta a tavolino. Il tutto fra vicende societarie complesse e difficili che hanno condotto i giocatori prima a "dare l’assalto" a Palazzo Gilardoni, poi a presentarsi alla stampa.
«La squadra ci crede e tiene a questo progetto, e sarebbe assurdo mandare in fumo tutto ora, dopo mesi ai vertici, ma ci sono problemi» insiste Anania. «Sugli affitti, ad esempio, i padroni di casa ora cercano direttamente i giocatori per i pagamenti. Sugli stipendi. O per la ristorazione, per gli alberghi, eccetera. Il presidente Zoppo con noi non parla e poi dice che è tutto ok. Così non ci dà una mano, ci complica la vita. Se è vero che vuole continuare sistemi tutto, altrimenti si faccia da parte». «Faremo il nostro dovere fino in fondo» fa eco Morello, «ma qui ci sono ragazzi che faticano a tirare avanti, non siamo miliardari». La serie A in effetti è lontana, da ieri lo è un po’ di più anche la B. Cristiano sintetizza: «Intanto la trattativa va avanti, ma noi vogliamo sapere la verità, vogliamo sapere cosa sta succedendo».
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