La storia di Chiara M. al Baff: “Io non sono una malattia”
Il documentario di Cinzia TH Torrini sul dolore e la “rinascita” di una ragazza di Trento nella seconda giornata del Festival del cinema
«Io sono Chiara, non una malattia». È in questa battuta a metà circa del documentario di Cinzia TH Torrini (nella foto, al centro) che è forse racchiuso l’essenza della storia di Chiara M. (nella foto, prima da destra). La seconda giornata del Busto Arsizio Film Festival porta in città una storia dura, triste, ma anche piena di speranza e voglia di vivere. Si tratta di un documentario realizzato nel 2008 dalla regista fiorentina conosciuta al grande pubblico per la fiction televisiva “Elisa di Rivombrosa”. «Sono in viaggio, sto andando a Trento a trovare la mia amica Chiara – così inizia la pellicola -. Ci siamo conosciute nel novembre del 2002 e il nostro è stato un incontro casuale, ma, come spesso dico, in realtà nulla avviene per caso».
Ed è proprio di questo viaggio che Cinzia TH Torrini e Chiara – insieme a loro il produttore di Cassiopea Film Production – hanno parlato a un pubblico numeroso nella Sala Tramogge dei Molini Marzoli. «Sono stata subito attratta dalla personalità di Chiara – spiega la regista -. Purtroppo nella nostra televisione i documentari hanno poco spazio, perché si pensa che interessino poco». Il suo "Un incontro con Chiara" invece è un’intensa testimonianza di circa un’ora in cui questa donna, affetta da una malattia degenerativa, ci parla del dolore e di tutte le volte in cui ha pensato “basta, non ce la faccio più”, ma soprattutto di tutte quelle in cui «capisci che tutto quello che ti arriva, anche una virgola, è un miracolo. Solo dopo aver conosciuto la profondità del dolore vero, capisci quanto è bello vivere». Chiara non parla mai della malattia, anzi non la chiama neanche per noi ma con un generico “lei”. Di “lei” prima ancora che nel documentario, ha scritto nel libro “Crudele dolcissimo amore” e poi ancora in “Oscura, luminosissima notte”. «Ho pianto a dirotto, di dolore, sconforto e impotenza. Poi ho capito che io non sono solo questo involucro “scassato”». Chiara a un certo punto della sua vita a trovato conforto nella fede e in Dio, o come lo chiama lei “il socio”. «Ho capito di essere solo uno strumento nelle mani di altri. Ora so quale è per me il senso della vita: alzarmi al mattino e sentire la voglia di esserci».
Il programma completo del Baff
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