Le ragioni della protesta

Attesa per la manifestazione degli allevatori che lunedì si dirigeranno ad Arcore e Gemonio. Motivo della discordia le quote latte e il metodo delle assegnazioni deciso dal ministro Zaia

L’idea di percorrere strade asfaltate con i mezzi che normalmente sono usati per lavorare in campagna, nasce per ricordare al Governo che il Settore Primario, l’agricoltura, sta attraversando una profonda crisi. Il Presidente del Consiglio e il segretario della Lega Nord, al quale appartiene anche il Ministro Zaia, sono i principali destinatari della protesta che ha come priorità il problema scatenato dal cosiddetto “decreto quote latte”. Secondo gli organizzatori bisogna infatti evitare che quegli allevatori che per anni hanno rispettato le regole subiscano anche l’applicazione di una normativa definita iniqua in un momento già difficile per il mercato.

Ma cosa sono le quote latte? La Comunità Europea, negli anni ‘80 decise di regolamentare la produzione del latte contingentandola. Nel nostro Paese il compito di rilevare il dato della presumibile produzione annua fu assegnato dal Ministro Pandolfi all’AIA (Associazione Italiana Allevatori). Il valore riferito all’annata 1983 e fornito alla Commissione, già dopo poco tempo risultò sottostimato. In quegli anni, l’Italia, come succede ancora oggi non era in grado di produrre quanto consumato e solo l’importazione consentiva di coprire le richieste del mercato.
Iniziarono quindi i primi problemi, legati al prelievo supplementare (per ogni chilogrammo di latte prodotto over-quota viene imposta una sanzione economica) più conosciuto come multa. Date le difficoltà legate al controllo degli evasori, le multe nei primi anni di applicazione della normativa sono state pagate dallo Stato Italiano e solo successivamente è stato possibile individuare chi non rispettava la quota e assegnare direttamente la sanzione. Questa scelta negli ultimi vent’anni ha causato una serie di problematiche a livello imprenditoriale; per poter produrre regolarmente infatti, molti allevatori hanno acquistato o affittato nuove quote facendo sforzi economici non indifferenti. Altri hanno continuato senza fare nessun tipo d’investimento, producendo e commercializzando il latte senza fatturarne la vendita. Molti infine, non avendo la possibilità di investire, hanno deciso di chiudere le stalle.

Le quote latte sono un argomento tornato in auge dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legge del 30 gennaio 2009. La mobilitazione è quindi organizzata per sensibilizzare il Parlamento e l’opinione pubblica sulla scelta di approvare tale normativa. Dopo più di vent’anni sono stati assegnati dalla Comunità Europea consistenti aumenti di quota latte all’Italia e il Regolamento fonte di dibattito stabilisce come distribuire l’aumento di produzione concesso al Ministro Zaia nel dicembre 2008.

 
Ora è legittimo domandarsi perché, avendo ricevuto un aumento di quota, gli agricoltori tornino a protestare. Ebbene, il Ministro Zaia, per sanare l’intero settore, ha deciso di ridistribuire a tutti gli allevatori le circa 840.000 tonnellate di latte attribuite ma il decreto legge riceve grandi critiche proprio sulla scelta fatta per stabilire l’assegnazione delle nuove quote. Soprattutto si protesta contro la possibilità di rateizzare le multe su un arco di 30-40 anni da parte di coloro che in passato hanno sfondato il proprio plafond di produzione. Il ministro Zaia in verità non considera una "sanatoria" questa metodologia di ripartizione delle quote, ma è difficile da parte dei produttori che hanno sempre rispettato le regole capirne la logica.
La finalità di questa scelta è quella di mantenere vitale il settore lattiero-caserio nazionale in previsione dell’abolizione delle quote prevista il 1 aprile del 2015; secondo le indicazioni comunitarie infatti, da quella data la produzione del latte non sarà più contingentata. Attualmente gli allevamenti da latte in Italia sono circa 40.000, di cui 7.000 nella sola Lombardia.

Articolo di Roberta Cucchi – Agronoma, libera professionista, opera come consulente in diverse aziende dell’area lombarda.

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Pubblicato il 01 Marzo 2009
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