Tre arresti per droga dall’indagine sulla morte del carabiniere

Manette a Milano per tre spacciatori che gestivano da un paio d'anni un avviato "giro" di coca ed eroina. L'indagine partita dalla morte del brigadiere Illuminoso, investito da un tossicodipendente

Tre arresti e un grosso giro di spaccio di cocaina ed eroina stroncato: è il risultato di un’indagine condotta dal nucleo operativo e radiomobile dei Carabinieri di Saronno coordinati dai sostituti procuratori della Procura di Busto Arsizio Roberto Pirro e Valentina Margio. L’indagine è partita a seguito degli approfondimenti seguiti al tragico investimento del brigadiere Giorgio Illuminoso, poi deceduto per le ferite riportate proprio durante un servizio di contrasto allo spaccio. In particolare nell’immediatezza del fatto, quando ancora si cercava di chiarire chi si trovasse sull’auto investitrice (del fatto si era autoaccusato l’anziano padre del responsabile) erano stati sentiti due commercianti incensurati del Bustese, individuati quali assuntori di stupefacenti. A partire da quanto si riuscì a ricostruire venne avviata un’attività di indagine, inizialmente contro ignoti, che si è conclusa venerdì scorso a Milano con il movimentato arresto di tre marocchini, tutti clandestini e con un gran numero di alias: si tratta di B.L., 29 anni, R.A., 28, e del 39enne T.H. Per la loro cattura sono stati complessivamente impegnati non meno di quattordici carabinieri. Prima di essere bloccati, si sono disfatti dello stupefacente che presumibilmente avevano con sè al momento; perquisizioni successive presso il loro ultimo domicilio hanno frutatto non meno di 39 telefoni cellulari, 1500 euro in contanti, bilancini e buste per il confezionamento delle dosi. Al terzetto viene fatto risalire un panetto da 100 grammi di cocaina ritrovato nei boschi del Saronnese nel corso delle indagini. È stato possibile identificare gli spacciatori una volta individuata l’automobile su cui trasferivano lo stupefacente prima di recarsi nei boschi di Origgio e Caronno Pertusella dove operavano d’abitudine, con puntate fino a Lainate.

Le verifiche sulle utenze cellulari identificate hanno portato alla scoperta di una realtà sbalorditiva per estensione e intensità, quella dello spaccio nei boschi. Un fenomeno che per forze dell’ordine e magistratura si sta rivelando difficilissimo da contrastare. Gestito da bande in grande prevalenza straniere (soprattutto nordafricani), che si sono spartite i residui territori boschivi dell’alta Lombardia, vede le zone interessate presidiate continuamente da vedette e pali pronti a dare l’allarme, a volte con tanto di trappole od ostacoli predisposti nelle carrarecce di campagna per i veicoli sgraditi – su tutti quelli di polizia e carabinieri. Realtà inquietante quella emersa nelle intercettazioni. Innanzitutto una mole impressionante di chiamate – solo nella nottata precedente l’arresto il terzetto ne avrebbe ricevute qualcosa come un migliaio sui numerosi telefonini, intestati per lo più a prestanomi cinesi – a dimostrazione del florido "giro" di clienti di ogni età, sesso, classe sociale. Una volta portati in caserma gli arrestati, i carabinieri hanno ascoltato un gran numero di assuntori (fra questi anche una modella). Il terzetto operava nella zona almeno dal marzo 2007: nei boschi erano degli autentici feudatari, che disponevano della clientela come meglio credevano, trattandola con arroganza e mettendola letteralmente in fila per la dose. Fra gli aspetti più sgradevoli emersi dalle intercettazioni, anche il fatto che non poche giovani donne si sarebbero offerte sessualmente agli spacciatori in cambio di dosi di droga.

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Pubblicato il 23 Marzo 2009
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