Adamoli: “Sul referendum sono per il NO, contro il bipartitismo”
Il consigliere regionale del Pd esprime la sua posizione sulla consultazione: «Il PD farebbe bene ad aprire una discussione senza farci trovare di fronte ad una decisione presa fra pochi dirigenti»
Si all’election day, no al voto favorevole al referendum elettorale. È questa la posizione espressa da Giuseppe Adamoli, consigliere regionale del Pd, sul suo blog su Varesepolitica.
Finora ho parlato, sul blog, del referendum elettorale solo per condividere la scelta di farlo coincidere con le elezioni europee ed amministrative del 7 giugno. La ragione per me era soltanto quella di non sprecare oltre 400 milioni di euro che potrebbero essere devoluti all’Abruzzo. Poiché di solito si ritiene che chi è a favore dell’election day lo sia per raggiungere il quorum del 50% che sancirebbe la validità del referendum, e dunque è a favore del SI ai quesiti referendari, voglio precisare subito che personalmente non lo sono affatto. Per una molteplicità di ragioni.
– Oggi in Parlamento abbiamo solo cinque partiti per il combinato effetto della soglia del 4% e per l’aggregazione politica realizzata dal PD e dal PDL. Non vedo l’utilità di spingere forzatamente verso due soli partiti.
– Il sistema multi-partito rappresenta un carattere fondamentale della società italiana. La sua riduzione a due corrisponderebbe ad un restringimento della democrazia reale. Da una parte determinerebbe la divisione dei partiti in correnti organizzate aspramente in concorrenza fra di loro. D’altra parte indurrebbe un certo numero di elettori ad astenersi dal voto o ad inseguire contestazioni radicali del sistema politico.
– Infine la storia elettorale italiana ha sempre dimostrato che fra destra e sinistra (io preferisco dire fra centrodestra e centrosinistra) il nostro Paese ha sempre scelto la prima. Il che significherebbe oggi consegnare al berlusconismo una prevalenza strutturale per un tempo probabilmente lunghissimo.
Per queste ragioni io penso che il PD farebbe bene ad aprire una discussione seria, estesa e profonda sul voto referendario senza farci trovare di fronte ad una decisione presa “al caminetto” fra pochi dirigenti. Personalmente sono dispostissimo a farmi convincere, ma non ad accettare, a scatola chiusa, ordini a votare SI che al momento non mi sento affatto di condividere.
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