Da Gallarate all’Abruzzo. L’avventura di due giovanissimi volontari
Il diciottenne Paolo Guidali e il diciassettenne Matteo Bianchi sono partiti con il Defender del primo e per otto giorni hanno distribuito cibo e materiali utili nel campo di Tempera
La tragedia dell’Abruzzo ha commosso tutta l’Italia e smosso gli animi di molti volontari partiti alla volta di L’Aquila per dare un aiuto alle popolazioni in difficoltà. Tra questi anche due giovani varesini, il diciottenne Paolo Guidali di Gallarate e il diciassettenne Matteo Bianchi di
Castiglione Olona, il primo studente del Liceo Scientifico Sacro Monte di Varese, il secondo iscritto al Liceo Scientifico di Tradate. I due, entrambi con esperienze di Protezione Civile, sono partiti di loro iniziativa con il Land Rover Defender di Paolo venerdì 10 aprile: «La notizia del sisma l’abbiamo vissuta come molti attraverso i telegiornali e i notiziari radio – racconta Paolo Guidali -. Tramite Augusto Andreotti, rilegatore gallaratese amico di famiglia, ci siamo messi in contatto con una signora ospitata nel campo di Tempera, piccola frazione de L’Aquila: il quadro che ci ha dipinto era molto diverso da quello riportato dalle immagini delle varie televisioni. I campi attrezzati in quel piccolo angolo d’Abruzzo non si erano ancora visti. Così abbiamo deciso e siamo partiti». Paolo ha la patente da pochi mesi e il viaggio verso la città abruzzese è stata una vera e propria avventura: «Ci abbiamo messo nove/dieci ore all’andata e altrettante al ritorno, in tutto abbiamo fatto più di 1800 chilometri – racconta il giovanissimo volontario -. Abbiamo caricato l’auto con il materiale comprato grazie ai fondi raccolti da industriali e persone di buona volontà. In tutto 2100 euro con i quali abbiamo comprato alimentari, scatolame, prosciutti, formaggi, sacchi a pelo, sapone e articoli per il bagno oltre a medicinali: tutto quello che ci hanno richiesto dal posto». Arrivati là Paolo e Matteo hanno trovato una situazione di disastro completo: «La frazione di Tempera non esiste più – racconta Paolo -. Tutto raso al suolo dal terremoto, il centro storico è scomparso. Il campo era in situazioni disastrose, tanto che noi due dovevamo fermarci solo due giorni e invece siamo rimasti otto giorni. Abbiamo aiutato a costruire l’impianto elettrico, ad installare il riscaldamento nelle tende, a spostare il materiale nel magazzino e a sbrigare alcune pratiche burocratiche. Siamo tornati il 18 aprile con negli occhi immagini forti: nella piccola frazione sono anche morte alcune persone, la disperazione era ovunque». Con loro Paolo e Matteo hanno portato a Gallarate una lettera di ringraziamento per tutti coloro i quali hanno dato un contributo per le popolazioni colpite dal terremoto: «È l’unica cosa che hanno potuto darci – conclude Paolo Guidali -. È stato comunque un gesto che ci ha colpito molto, così come la disponibilità e la dignità delle persone: molte hanno perso tutto, ma non hanno mai mollato».

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