Come ripristinare il monumento naturale “ai picasass”

Mettere in sicurezza le cave di Viggiù, Brenno e Saltrio: è quello che propone la Provincia di Varese, argomentandolo con uno studio sui tre siti che verrà presentato in un convegno il 27 maggio

Racconterebbero 1000 anni di storia, sono un monumento alla manifattutra della valceresio, rappresenterebbero un percorso turistico affascinante e una gita simpatica. Si tratta delle cave di Viggiù, Saltrio e Brenno: più che cave, vere e proprie miniere di marmo, fatte di cunicoli scavati nelle rocce, acetilene delle lampade "spalmato" sul muro, tanta natura e ancora più fatica.
Cave attive dall’anno mille, rese celebri dai “picasass” che utilizzarono le pietre della Valceresio utilizzandole sia in opere architettoniche sia in opere scultoree: è del 1040 l’abbazia di San Gemolo a Ganna, ma la tradizione dei picasass si è protratta nell’arco dei secoli con opere quali le colonne del Sacro Monte oppure la Galleria Vittorio Emanuele e il Palazzo Litta a Milano.
La loro attività estrattivasi è chiusa negli anni Ottanta, e ora sono un vero e proprio patrimonio storico ancora più che geologico, che ha bisogno però, perlomeno, di essere messo in sicurezza.
E, poi, di trovare qualcuno che creda davvero in un progetto che renda, patrimonio culturale e turistico un pezzo della storia di quelle valli. E’ sulla scorta di questo, ma soprattutto di due importanti studi geologico-ingegneristici già realizzati dalla provincia, dall’Università di Parma e dal Politecnico di Milano che verrà affrontato il convegno: “Le cave di Viggiù, Saltrio e Brenno, prospettive di valorizzazione”, che si terrà mercoledì 27 maggio a Villa Recalcati.

«Sono lieto di poter aprire i lavori di questo convegno poiché interessa un territorio, la Valceresio, al quale sono particolarmente legato – ha dichiarato l’Assessore provinciale all’Ecologia Luca Marsico, che della Valceresio è stato presidente di Comunità montana – Le cave in questione, sia sotto il profilo ambientale che della memoria storica, rappresentano un esempio mirabile di laboriosità e di come la mano del’uomo ha potuto incidere sul territorio valorizzandolo. L’intenzione dell’amministrazione provinciale è di dare ulteriore impulso all’aspetto culturale di queste realtà, poiché è noto a tutti, che la tecnica estrattiva utilizzata dai nostri cavatori è stata esportata in tutto il mondo. Da anni stiamo portando avanti uno studio approfondito sulle nostre cave e l’auspicio è quello di potere, in un prossimo futuro, avviare con le amministrazioni locali un percorso di promozione turistico culturale che abbia al centro le nostre cave. E vorrei infine ricordare che è ancora valida, con buone possibilità di essere accolta, la richiesta di inserire queste cave nel patrimonio Unesco, percorso attivato qualche anno fa, quando ricoprivo l’incarico di Presidente della Comunità Montana».

Tutti argomenti che verranno affrontati nell’incontro che si svolgerà presso la sala convegni di villa Recalcati dalle 9,30 alle 13 del 27 maggio prossimo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Maggio 2009
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