De Magistris: “In Europa con i valori del magistrato”
L'ex procuratore di Catanzaro ha deciso di entrare in politica. «Avrei fatto il giudice per tutta la vita ma mi è stato impedito». Ora corre con l'Italia dei Valori
«Avrei fatto il magistrato. Per tutta la vita», e invece, Luigi De Magistris, è candidato alle elezioni europee del 6 e 7 giugno con l’Italia dei Valori di Di Pietro. «È stata una scelta “spintanea” – spiega l’ex procuratore – obbligata dal fatto che mi è stato impedito di fare il mio lavoro».
Le sue ultime inchieste hanno scatenato un terremoto all’interno della classe dirigente calabrese, fino a lambire, quando non a investire in pieno, pezzi importanti dello stato: dalla magistratura alla politica, arrivando persino all’interno del Consiglio dei Ministri di allora. E proprio da li sono cominciati i suoi guai. A una a una gli sono state avocate tutte le inchieste, ed è partito il tiro al bersaglio della politica nei suoi confronti. Interrogazioni parlamentari, accuse, fughe di notizie sulla stampa, e una sentenza del Consiglio Superiore della Magistratura che lo ha trasferito dal tribunale di Catanzaro a quello di Napoli. «Con quella sentenza – dice De Magistris – il Csm ha scritto la pagina più buia della storia repubblicana». Con lui sono finiti nel tritacarne tutti coloro che si sono interessati alla vicenda: il giornalista Carlo Vulpio, il “superconsulente” Gioacchino Genchi, e finanche l’intera procura salernitana che, competente sul caso, aveva archiviato le accuse fatte a De Magistris e iniziato a indagare invece sui colleghi che gli avevano tolto le inchieste.
Dopo quello che ha passato fare il magistrato non era evidentemente più possibile, «dovevo scegliere se ritirarmi a vita privata, o trasferire in politica i valori che ho imparato facendo il mio lavoro». Ha scelto la seconda. Del resto – dice -«adesso è in pericolo la democrazia, Berlusconi sta portando avanti un disegno piduista, e se il suo progetto politico continua ad avere consenso è perché in Italia non esiste un opposizione, e un’alternativa culturale a tutto questo». Il lodo Alfano (che garantisce al premier e alle altre tre più alte cariche dello stato l’impunità da tutti i processi), le altre leggi ad personam, il conflitto di interessi, la degenerazione culturale del nostro paese prodotta dalle televisioni, sono tutti segnali che hanno spinto De Magistris a fare politica, «non ci stiamo rendendo più conto della deriva antidemocratica del nostro paese – dice il neocandidato Idv – Berlusconi mostra continuamente insofferenza persino verso il Parlamento, un istituzione che definisce “inutile”, verso ogni forma di riequilibrio dei poteri».
In Europa ci va avendo ben chiaro il perché: «per combattere la criminalità organizzata – dice –, ormai è necessario agire a livello internazionale, bisogna capire che la mafia non è più un fenomeno dell’Italia meridionale, c’è dappertutto, qui al nord, come negli altri stati. E non è più la mafia che spara con la lupara, è una mafia "insospettabile". Veste giacca e cravatta, investe in borsa, costruisce palazzi nelle città del nord. Una grandissima parte del nostro Pil si fonda ormai sugli immensi capitali della criminalità organizzata mafiosa. Tutto questo rappresenta un inquinamento democratico, un inquinamento che è molto più pericoloso al nord che al sud perché penetra nelle istituzione, corrompe i nostri politici». In tutto questo sarebbero complici anche i finanziamenti pubblici, e anche quelli europei, «il mancato controllo di come vengono spesi questi finanziamenti – infatti – crea delle sacche di illegalità enormi. Questi finanziamenti quando arrivano nelle mani sbagliate, attraverso società municipalizzate, attraverso operazioni politiche spregiudicate o quant’altro, creano un potere smisurato, che non significa solo avere soldi, ma anche controllare gli appalti, i posti di lavoro, e quindi di conseguenza i voti e il consenso. Il mio impegno a Strasburgo andrà sicuramanete nella direzione di fermare tutto ciò».
Ma per cambiare veramente le cose, secondo l’ex magistrato, è necessario un "blocco di legalità" «diffondere nella società civile il seme della legalità, costruire una classe politica di persone oneste, ascoltare quello che dicono, ma indagare soprattutto sulla loro storia». Per questo anche Luigi De Magistris sostiene con l’Italia dei Valori la proposta di legge per impedire alle persone condannate di accedere alle cariche rappresentative del nostro paese. «E un domani, chissà, forse non ci troveremo più a dover parlare di mafia e malaffare».
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