Strette fra il martello della crisi e l’incudine delle banche, le PMI “chiamano” l’Europa

Questi i temi forti dell'assemblea di Api Varese cui sono stati invitati esponenti del mondo imprenditoriale e della politica. Da Strasburgo rilanciano con lo Small Business Act, ma le difficoltà restano quelle note: burocrazia soffocante e credito azzerato

L’assemblea generale di API Varese, tenutasi oggi, mercoledì 13 maggio, al Centro Convegni dell’Hotel Le Robinie di Solbiate Olona, torna sui temi che più stanno a cuore alla piccola e media imprenditoria, declinandoli in chiave europea. Tema rilevante visto che siamo alla vigilia del voto per l’Europarlamento, istituzione che, se non ha ancora poteri d’iniziativa legislativa veri e propri, ha nondimeno importanti funzioni di controllo, revisione e codecisione su quanto Bruxelles dispone. Da lì deriva il 70% circa delle normative che poi entreranno in vigore in Italia. 
Importante quindi affrontare lo scenario europeo ("Opportunità dall’Europa oltre la crisi" il titolo della giornata), tanto più che proprio domani si chiude la prima Settimana Europea dedicata alle piccole e medie imprese (PMI). Che si sia arrivati solo nel 2009 ad oragnizzarla denota quante difficoltà gli italiani abbiano avuto a farsi capire quando parlano di "piccola impresa".
Numerose le presenze in platea di rappresentanti del mondo imprenditoriale e politico locale. Presiedeva Franco Colombo (nella foto con Galli), presidente provinciale di Api Varese e vicepresidente di Confapi nazionale; alla giornata è stato invitato per la chiusura dei lavori anche il presidente Confapi Galassi. In platea erano presenti i consiglieri regionali Stefano Tosi e Paolo Valentini; Un saluto è stato recato dal sindaco di Varese Attilio Fontana e dal presidente della provincia Dario Galli. Entrambi hanno sottolineato come la crisi abbia a loro dire un risvolto positivo: il rilancio del valore della produzione contro quello della speculazione finanziaria. Assoluzione piena per il mondo produttivo locale da Galli: «La crisi è planetaria, siamo totalmente innocenti, ci arriva da luoghi e situazioni a noi distanti. Ma forse finalmente si è capito che per diventare benestanti bisogna lavorare, e non sfruttare gli altri».

Per la Camera di Commercio di Varese era presente il segretario generale Mauro Temperelli. «Temi cme l’internazionalizzazione e il credito alle imprese sono per noi all’ordine del giorno» ha detto. «Le statistiche parlano di una situazione negativa, ma vi sono aspetti di buon auspicio. Siamo esposti alla crisi proprio perchè aperti: l’export pesa tra il 35 e il 40% del nostro Pil provinciale. Il 53% del nostro export resta in ambito comunitario, un altro 15% raggiunge l’Europa non-UE. E circa il 60% del valore di queste esportazioni varesine, contro una media italiana del 40%, è costituito da prodotti high-tech, che creano una bilancia commerciale di settore favorevole». Anche Galli ha snocciolato cifre sulla provincia di Varese. «Partite IVA: 68.000, una 7-8 persone in età di lavoro. Pil pro capite di 32-333mila euro. Prima della crisi, la disoccupazione era al 3,9% appena. Il 35% del nostro Pil provinciale è basata sull’industria, superando quello corrispondente dell’intero Friuli Venezia Giulia e alla pari con la Liguria». Quasi a rassicurare che la crisi c’è, ma la struttura produttiva e le relazioni, anche. Chi non c’è sono le banche, manco a dirlo. «Solo quelle piccole e legate al territorio danno davvero una mano» ricordava Galli. «Le grandi banche, quelle che hanno fatto i buchi di bilancio, dopo averne preso i soldi scaricano sulle imprese le consuguenze delle loro difficoltà». 

Sergio Colombo ha ringraziato per primi i sindacati per il dialogo in corso, quindi le istituzioni per le iniziative intraprese. Non sempre andate a buon fine: «Un milione di euro è stato messo grazie a Provincia e Camera di Commercio per il progetto Confiducia, tristemente fermo perchè tuttora mancano le firme delle banche». Servono risorse mirate, non a pioggia. E sostegno a chi investe, non a  chi fugge: «Qui tanti non hanno delocalizato, volutamente, anche quando andava di moda trasferire tutto in Polonia o in India… Internazionalizzare non è delocalizzare, è aumentare la forza lavoro, non diminuirla». Sull’Europa, la piccole imprese varesine la vorrebbero «madre e non matrigna»: si ricorda ancora piccati il blocco dei contratti di formazione-lavoro come "aiuto di Stato". Soldi da Bruxelles ne arrivano, ma gli italiani non sanno usarli: «di qui a pochi mesi dovremo restituirne qualcosa come 10 miliardi, inutilizzati. la Lombardia è una delle pochissime Regioni ad aver usato interamente i propri fondi». La litania non cambia: servono, anzi urgono, risorse che le banche appaiono renitenti a concedere. «Di questi tempi ha più potere un responsabile d’area o di una centrale rischi di un istituto bancario che non un parlamentare» rifletteva Colombo. Col che si realizza, sia pure in zona Cesarini, che la politica ha capitolato di fronte all’economia.

Prima degli interventi degli esponenti del mondo economico e della tavola rotonda fra i politici (invitati gli onorevoli Giorgetti e Marantelli, l’europarlamentare Muscardini, l’assessore regionale Raffaele Cattaneo), è intervenuta l’eurodeputata Patrizia Toia (foto), ricandidata per il PD. Un intervento, il suo, all’insegna dell’ottimismo, o meglio della volontà di rilanciare l’interlocuzione fra il mondo imprenditoriale varesino e l’Europa. «È difficile far capire ai colleghi tedeschi cosa sono le PMI italiane, per loro le piccole imprese hanno una cinquantina di addetti. Difficoltà e scelte diverse ci sono state, penso solo all’accordo Reach sulle sostanze chimiche nell’industria. Da lombarda, soffro quando alle parole non stanno dietro dei fatti. Così a Strasburgo ci siamo impegnati, anche dicendo basta all’eurocommissario Verheugen, perchè cose se ne fanno, ma mai tagliate sulla dimensione delle nostre PMI. Il parlamento ha però spinto presso la Commissione e il Consiglio perchè si chiuda l’iter dello Small Business Act», documento basata su dieci "comandamenti" da tradurre in altrettante azioni concrete. La sua efficacia è naturalmente oggetto di discussione; oggi è stato fra gli strumenti presentati oggi alla platea. Per Toia comunque il problema è di attuare azioni normative e cogenti: «non solo "cornici"», non un’Europa "piccola", «non quella dei vincoli, ma una forte che si liberi del suo approccio-zavorra. Non un’Europa minimalista ma una autorevole. I fondi strutturali ci sono, anche per le regioni sviluppate e oggi in crisi; se fin qui per eccesso di burocrazia e regole non si è riusciti a mandarli a buon uso, su quelli per il 2007-2013 il discorso sarà diverso». La giornata ha anche visto illustrare il programma europeo “Erasmus per giovani imprenditori”, di cui API Varese è partner e che permette a giovani imprenditori di lavorare per un periodo fino a 6 mesi nell’azienda di un imprenditore senior in un altro paese europeo, facilitando accesso a nuovi mercati e avvio di aziende startup. Un focus è stato poi dedicato a strumenti di aggregazione di PMI per facilitarne l’accesso ai mercati esteri.

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Pubblicato il 13 Maggio 2009
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