Guardare al futuro con ottimismo? Si, ma con i piedi per terra
E' l'opinione del giornalista Dario di Vico, moderatore alla tavola rotonda del 21 giugno prossimo, nell’ambito del Congresso Provinciale 2009 dell’Associazione Artigiani della Provincia di Varese
«Guardare al futuro con ottimismo si può e si deve, ma è importante tenere i piedi per terra e saper capire che senza dialogo non si andrà da nessuna parte. Un dialogo che deve essere attivato fra tutti gli attori presenti sul territorio, e dunque imprese, banche, istituzioni».
E’ questo il pensiero di Dario Di Vico, che sarà moderatore della prossima Tavola rotonda “Garanzia alla riscossa. Dalla finanza "creativa" ai creatori d’impresa: il ruolo dei Confidi” che si terrà il 21 giugno prossimo alle Ville Ponti nell’ambito del Congresso Provinciale 2009 dell’Associazione Artigiani della Provincia di Varese.
Secondo Di Vico, giornalista economico del Corriere della Sera particolarmente attento all’economia reale: «Se in questa fase di crisi come non mai le aziende hanno bisogno di liquidità e di qualche investimento un po’ più lungimirante per sopravvivere, dal canto loro le banche stanno cercando di muoversi per andare incontro a quelle che sono le necessità delle realtà produttive operanti sul territorio. E’ fondamentale, a questo punto, che tutti gli attori si riuniscano attorno ad un tavolo, perché la fase delle accuse possa lasciare il posto a quella del dialogo costruttivo».
Se dunque cominciano ad apparire i segnali di una timida e lenta ripresa, è anche vero secondo Di Vico che la strada da percorrere verso l’uscita dal tunnel è ancora lunga. E potrà essere realizzata non soltanto grazie a un maggiore ricorso al credito, ma anche – o forse soprattutto – grazie a un’analisi dettagliata della situazione attuale e di quelle che sono le prospettive di mercato per il futuro più immediato. «Il tessuto delle piccole e medie imprese del Nord Ovest è sempre stato forte, e le carte perché possa uscir bene anche da questa crisi ci sono tutte. Tuttavia è importante che ciascun singolo artigiano e imprenditore sappia interpretare quale è la situazione in atto e quale sarà l’evoluzione futura in termini di consumi e professionalità richieste».
La partita si giocherà tutta fra chi saprà reinventarsi e chi invece resterà ancorato al passato. «Questa è una crisi strana – è il commento di Di Vico – in cui alcune aziende che tutti pensavano vicine alla chiusura sono riuscite a riprendersi e in cui invece molte altre realtà apparentemente più solide sono state costrette a dichiarare il fallimento. Guardiamo il caso dell’industria dell’editoria: solo pochi mesi fa veniva data per prossima alla fine da tutti, cosa che poi non si è verificata. E’ la dimostrazione che un’analisi dettagliata dell’evoluzione della domanda e delle abitudini di consumo presenti in un territorio è fondamentale per puntare al futuro in maniera più sicura e consapevole. O anche, se necessario, per preparasi al peggio. Perché se pioverà per tanti giorni bisognerà avere tanti ombrelli, e se poi invece farà bel tempo tanto meglio».
Non da ultima, per uscire dalla crisi, anche l’attenzione al fattore umano, che secondo Di Vico sarà fondamentale se interpretata in chiave innovativa e dinamica. «Mi piace molto l’attenzione alla professionalità, al fattore umano come autentico valore per un’azienda, che da sempre portano avanti le imprese artigiane. Tuttavia anche in questo caso per il futuro è importante non focalizzarsi solo sulle professioni che in passato hanno decretato il successo di un territorio, ma aprire la mente e guardare verso l’esterno, anche all’estero se necessario. Perché le giovani leve possano essere davvero competitive, e non solo in ottica nazionale».
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