Gergati chiude il cerchio: giocherà in A1 con Varese

Dopo la conferma di Randy Childress, la Pallacanestro Varese definisce ufficialmente anche la permanenza in biancorosso di Lorenzo Gergati. Una mossa quasi scontata, visto che da tempo la guardia del 1984 era data in formazione per la prossima stagione, e messa nero su bianco oggi con la firma di un nuovo contratto annuale.
Per Lollo si chiude così un cerchio iniziato il giorno che papà Pierangelo e zio Giuseppe (due che in A ci sono stati per tanti anni) lo hanno visto scendere in campo nel settore giovanile. Un’esperienza che Gergati chiuse nel migliore dei modi, vincendo lo scudetto juniores con il Campus nel 2002 e il titolo di miglior giocatore delle finali. Ora, sette anni dopo, finalmente l’esterno avrà l’opportunità di giocare nel massimo campionato con la maglia della propria città, dopo essere stato buon protagonista nell’anno della promozione dalla LegaDue. «È vero, si chiude un cerchio. Onestamente quell’anno, dopo lo scudetto juniores, avevo davvero sperato di fare ritorno in Pallacanestro per provare a giocare in A1. Purtroppo la cosa sfumò, per le scelte di allenatori e dirigenti di allora e ho dovuto aspettare parecchio tempo per coronare questo sogno. Ma, come si suol dire, meglio tardi che mai».

La sua conferma era praticamente scontata. Quando lei ha avuto la certezza di rimanere alla Cimberio?
«Fin dal termine del campionato scorso, quando coach Pillastrini (con Gergati nella foto) mi disse di volermi avere anche in A1 e Vescovi a sua volta si dimostrò felice del mio apporto. C’era solo da rinnovare il contratto, lo abbiamo fatto con calma e ora eccoci qui».

Con anche un piccolo premio economico a suo favore.
«Sì: io accettai di venire a Varese l’anno scorso per dimostrare di valere questa maglia che per me vale più di ogni altra cosa. Le cifre erano piuttosto basse e ora sono state ritoccate: nulla di trascendentale ma a me va bene così. Ora voglio stare qui il più a lungo possibile: i soldi non sono tutto quando c’è di mezzo Varese».

La sua è una lunga estate senza basket giocato. Come sopravvive un professionista a un periodo così lungo di inattività agonistica?
«Lasciamo perdere, perché non ne posso più di stare lontano dal campo. I primi due mesi gli ho passati bene, facendo un po’ di vacanza e riposando per via dell’infortunio che avevo al dito. Ora però non vedo l’ora di tornare a respirare l’aria della pallacanestro vera. Mi sono allenato in palestra e sulla corsa, seguendo le tabelle del nostro preparatore Marco Armenise, ho gicoato poco con il pallone ma adesso conto di recuperare al più presto».

Lei e Childress rinnovati, Passera già sotto contratto: a questo punto manca un giocatore al reparto esterni. C’è chi parla di Curry, chi di Thomas, chi di altri ancora. Lei chi consiglierebbe alla società?
«Per carità, nessun consiglio. Quelli che avete nominato sono giocatori sicuramente forti, anche se differenti nel modo di giocare. Curry è più creativo, Thomas finalizzatore, ambedue sanno fare canestro: nessun dubbio che possano fare bene. Se poi devo proprio dire un nome interessante, compratemi Kobe Bryant. In quel caso sto bello tranqullo in panchina senza protestare. Sto seduto e lo guardo giocare».