“Quei 500 chilometri che il mondo intero ci invidia”
L’opinione di Empio Malara, presidente dell’associazione Amici dei Navigli, sullo stato del progetto Locarno-Venezia. “Così rinascerà il turismo a Milano, i politici si impegnino per finirla entro il 2015”
La data è quella che fa capolino da tempo su tutti i giornali: 2015. E’ l’anno dell’Expo, croce e delizia della Lombardia, criticato, osannato, ma che si avvicina sempre più in fretta. E perché non far vedere le bellezze della pianura padana, la storia secolare che parte dal rinascimento lombardo e finisce in piazza San Marco, attraverso imbarcazioni che partono dalla Svizzera? Una scommessa a cui crede Empio Malara, presidente dell’associazione Amici dei Navigli, conoscitore di ogni anfratto di quei 500 chilometri che separano Locarno dall’Adriatico.
«Un tragitto fantastico che tutto il mondo ci invidia. Siamo davvero vicini dal poterlo mostrare, navigando sui corsi d’acqua, ripristinando manufatti già esistenti e su cui non è necessario operare neppure un esproprio. Ci vuole solo volontà politica».
L’architetto Malara è contento per l’ultima delle inaugurazioni realizzate in ordine di tempo, quella del tratto fra Sesto e Varallo, sabato scorso: «Sarà un assaggio di ciò che vedremo nei prossimi anni».
«Un tragitto fantastico che tutto il mondo ci invidia. Siamo davvero vicini dal poterlo mostrare, navigando sui corsi d’acqua, ripristinando manufatti già esistenti e su cui non è necessario operare neppure un esproprio. Ci vuole solo volontà politica».
L’architetto Malara è contento per l’ultima delle inaugurazioni realizzate in ordine di tempo, quella del tratto fra Sesto e Varallo, sabato scorso: «Sarà un assaggio di ciò che vedremo nei prossimi anni».
Ma quanto manca per il completamento del sogno di collegare Locarno a Venezia? La strada è ancora lunga anche se periodicamente vengono fatti veri e propri “raid” su imbarcazioni, l’ultimo dei quali nello scorso aprile, col proposito, sempre raggiunto, di arrivare in Adriatico.
L’obiettivo principale resta collegare in un primo “step” Locarno a Milano per l’esposizione mondiale che ci sarà tra sei anni. «Per questo ci auguriamo che nel 2010 vada in appalto la conca di Porto della Torre – spiega l’architetto degli Amici dei navigli – che spetta al Piemonte realizzare. Poi occorrerà sistemare le conche di Panperduto e Maddalena, in Lombardia, su cui l’assessore della partita Cattaneo ha dato assicurazioni di inizio lavori con l’anno venturo. Da qui si arriva a Vizzola Ticino, dove con la sistemazione di due conche è possibile giungere a un chilometro e mezzo da Malpensa e arrivare al Canale Industriale dove è in atto un progetto Interreg per realizzare un punto di approdo».
Mentre a monte la situazione è quella descritta, a valle si è già attivata la navigazione turistica sul Naviglio Grande. «Da Abbiategrasso a Turbigo restano da ripristinare alcuni tratti del fiume, che in quel punto ha una corrente piuttosto forte – spiega Malara – . Poi si arriva a Milano e dal naviglio di Pavia superate sei conche si torna in Ticino e poi al Po, a Piacenza dove col progetto di sistemazione di Isola Serafini, che costerà 47 milioni di euro e sarà pronto fra 2 anni, si arriverà a Cremona. Da lì, dopo 270 chilometri, l’Adriatico». Ma servirà tutto questo?
L’obiettivo principale resta collegare in un primo “step” Locarno a Milano per l’esposizione mondiale che ci sarà tra sei anni. «Per questo ci auguriamo che nel 2010 vada in appalto la conca di Porto della Torre – spiega l’architetto degli Amici dei navigli – che spetta al Piemonte realizzare. Poi occorrerà sistemare le conche di Panperduto e Maddalena, in Lombardia, su cui l’assessore della partita Cattaneo ha dato assicurazioni di inizio lavori con l’anno venturo. Da qui si arriva a Vizzola Ticino, dove con la sistemazione di due conche è possibile giungere a un chilometro e mezzo da Malpensa e arrivare al Canale Industriale dove è in atto un progetto Interreg per realizzare un punto di approdo».
Mentre a monte la situazione è quella descritta, a valle si è già attivata la navigazione turistica sul Naviglio Grande. «Da Abbiategrasso a Turbigo restano da ripristinare alcuni tratti del fiume, che in quel punto ha una corrente piuttosto forte – spiega Malara – . Poi si arriva a Milano e dal naviglio di Pavia superate sei conche si torna in Ticino e poi al Po, a Piacenza dove col progetto di sistemazione di Isola Serafini, che costerà 47 milioni di euro e sarà pronto fra 2 anni, si arriverà a Cremona. Da lì, dopo 270 chilometri, l’Adriatico». Ma servirà tutto questo?
«Riteniamo che il ripristino di questa via d’acqua – conclude Malara – rappresenti uno strumento importantissimo di sviluppo turistico, non solo fine a se stesso, ma anche rispetto alle zone attraversate, non da ultimi il lago Maggiore e, soprattutto, Milano».
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