Slay, muscoli e tatuaggi al servizio della Cimberio

Il lungo americano ha iniziato a lavorare con i biancorossi subito dopo l'arrivo in città. "Felice di lavorare ancora con Pillastrini: ottimo tecnico e persona aperta al confronto"

Si è presentato per ultimo a Masnago ma subito dopo essere arrivato dall’aeroporto si è messo a disposizione di uno dei tecnici che più apprezza – Stefano Pillastrini – per faticare insieme ai compagni di squadra. Ronald Slay si è unito alla Cimberio di mercoledì, è apparso già in discreta forma e si prepara all’ennesima avventura sul pianeta del basket italiano dopo le belle prove offerte tra Montegranaro, Pesaro e Caserta.

«Sono contento (Ron usa il "consueto" termine excited ndr) di essere qui e di tornare a giocare con Childress, Thomas e a lavorare con coach Pillastrini come mi era successo a Montegranaro. Ma poi c’è anche il resto della squadra a partire da un ottimo giocatore come Galanda. Insomma, apprezzo la Cimberio e i suoi componenti e a questo punto dell’anno non vedo l’ora di iniziare a giocare sul serio».
Slay non è altissimo, ma di certo il suo fisico incute un certo timore, così come i tanti tatuaggi sparsi per il corpo. «Ne ho sette – sorride – dal primo fatto sul braccio sinistro in cui ho scritto il mio cognome, a quello con il pallone da basket sulla spalla destra fatto insieme a Anthony Mason e altri amici fino a questo che ho sul petto» spiega indicando un enorme scritta con cui il pivot di Memphis promette il proprio rispetto a chi saprà guadagnarselo.

Il nuovo americano della Cimberio ama scherzare e racconta così il motivo per cui ha scelto il basket, "tradendo" lo sport di famiglia che è il football: suo papà e due fratelli hanno infatti giocato nella NFL. «Ero al college e si trattava di scegliere la disciplina con cui proseguire la carriera; il coach del basket mi offrì più soldi di quello del football e allora scelsi i canestri. Che sono diventati la mia professione anche se di denaro non è che poi ne ho visto tantissimo: speriamo di proseguire con una bella carriera». Carriera che per un giocatore americano vuole dire gioco forza pensare alla NBA. «Io credo che non sia troppo tardi, voglio che il mio arrivo in NBA rimanga un sogno ancora raggiungibile. Certo è difficile: il mio fisico è troppo grosso e lento per giocare da ala piccola, troppo ridotto per fare l’ala forte o il pivot. Però la speranza c’è sempre e anche per questo è importante continuare a far bene qui in Italia». Anche perché la fidanzata di Ron è ancora in California: fretta per i fiori d’arancio non ce n’è, ma l’ipotesi matrimonio non è del tutto campata per aria.

Prima della doccia Slay regala un ultimo pensiero a coach Pillastrini, l’uomo che lo guidò alla prima esperienza in A1 a Montegranaro e che avrà ancora tra le mani parte del suo destino. «Come allenatore non posso che parlare bene di Pilla – ha detto Ron – perché è uno di quelli che più mi sono piaciuti tra quelli avuti fino a ora. Anche sul piano personale non posso che parlarne bene: è un uomo molto disponibile, con il quale ci si può confrontare».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 27 Agosto 2009
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.